Italia Nostra, appello per Capo Colonna
… “Il pianoro di Capo Colonna ha la solitudine di quei luoghi che confinano con il mare. Una campagna spopolata o con semplici colture di grano o di ortaggi; nessun albero se non presso qualche casa isolata; sparse casupole abbandonate in un silenzio sovrumano”……“L’impeto delle burrasche marine continua a scavare sotto i sassi, fra i massi rotolati giù dalla cima. Il promontorio Lacinio si prolungava nel mare molto più di quanto oggi non sia. C’è da temere che le acque continuino a rodere sotto il fondo argilloso come fanno da 25 secoli o che capiti un altro accidente come quello che demolì l’opus reticulatum e riduce a brandelli l’ultimo cimelio. I ricordi storici non sono molto curati dagli spensierati crotonesi per quanto abbiano piazze che si chiamano Pitagora e vie che si chiamano Milone”. Così Paolo Monelli in un lungo reportage da Crotone, Il Mare sta divorando la perla di Crotone, pubblicato sul Corriere della Sera il 23 settembre 1976. Non oso immaginare che cosa avrebbe scritto Monelli se avesse potuto rivedere il promontorio a distanza di trentasei anni. Un paesaggio completamente diverso. A mare, enormi piattaforme per l’estrazione di gas metano, con conseguenti vistosi fenomeni di subsidenza sul pianoro; sulle coste, erosione marina con smottamenti di terreno, fenomeno ancora più preoccupante che nel 1976; sulla costa e sul promontorio, cementificazione sparsa dalla via per Capo Colonna fino all’Irto, proseguendo verso l’area del parco archeologico.Dentro e fuori del parco, mancanza di cura, di manutenzione. Un paesaggio fortemente antropizzato, poco o affatto tutelato e salvaguardato, oggetto di consumo e non di rispetto. Chissà cosa avrebbero scritto, andando più a ritroso nel tempo, gli illustri viaggiatori del Grand Tour che, nel ‘700 e nell’800, con enormi sacrifici, si avventurarono a Crotone per poter ammirare, in un luogo misterioso e solitario, le vestigia della civiltà magno-greca, quello che restava dell’antico santuario di Hera Lacinia. “Rivolsi lo sguardo al promontorio Lacinio, scuro nel mare torbido. Avrei mai raggiunto la Colonna sacra? Mi sembrava disperatamente lontana, ed il viaggio uno sforzo impossibile.”…scrisse George Gissing, nel suo libro “Sulle Rive dello Ionio”, rammaricandosi per un sogno mai realizzato. Dispiace notare degrado ed incuria proprio in un luogo che dovrebbe essere custodito e protetto anche per i vincoli di tutela, archeologico e paesaggistico, sanciti dall’articolo 9 della Costituzione Italiana, la Repubblica tutela il patrimonio storico artistico ed il paesaggio . Mi auguro che i crotonesi non siano più “spensierati” come una volta e che in tanti abbiano finalmente preso coscienza che Capo Colonna è un Bene Culturale e Naturale straordinario, reso “speciale”da un’antica tradizione religiosa popolare, forte e radicata nel territorio. Un patrimonio che abbiamo il dovere di tutelare e salvaguardare, ciascuno secondo le proprie responsabilità, per riscoprire e le radici e l’orgoglio dell’appartenenza ad una comunità reale, viva e ricca di civiltà e di tradizioni. Per favorire la promozione di un turismo culturale non stagionale ma costante che va alla ricerca di testimonianze autentiche del passato, con tutte le positive ricadute nello sviluppo socio-economico del territorio. Ed infine, ma non per ultimo, perché tale patrimonio sia lasciato in eredità alle generazioni future. Prima che sia troppo tardi.