Maxi sequestro nel reggino, beni per 200 milioni sottratti alla cosca Commisso. Il video e le foto
Maxi sequestro di beni per un valore di 200 milioni di euro è stato eseguito all'alba di oggi dalla mobile di Reggio Calabria a carico di 7 esponenti del clan Commisso di Siderno. I beni a cui sono stati apposti i sigilli sono terreni, appartamenti e altri beni mobili e immobili di varia tipologia. Sigilli anche al centro commerciale I Portici di Siderno, nei pressi del Municipio. La maggioranza delle quote della società che ne è proprietaria sono intestate ad affiliati alla cosca Commisso. Una lavanderia ubicata nella struttura, in particolare, è di proprietà di Giuseppe Commisso, 63 anni, soprannominato "u mastro", indicato dagli investigatori come il capo della cosca. Della lavanderia si è già parlato nell'inchiesta Crimine, che nel luglio di quest'anno ha portato all'arresto tra la Calabria e Milano di oltre trecento persone, anche perché al suo interno la polizia ha effettuato delle intercettazioni ambientali da cui è emerso che veniva utilizzata per le riunioni in cui si decidevano le strategie del gruppo criminale e venivano attribuite le cariche al suo interno. Le intercettazioni nella lavanderia sono state utilizzate anche nelle indagini che hanno portato all'operazione di martedì scorso contro le cosche Cordì e Cataldo da cui è emerso un accordo tra i due gruppi criminali dopo una faida protrattasi per oltre 40 anni.
Il sequestro ha riguardato Giuseppe Commisso, 63 anni, considerato "un capo 'ndrangheta di grosso spessore". Dall'analisi dei suoi redditi, di quelli della moglie e dei figli, riferiti agli ultimi 5 anni si evidenziano entrate talmente modeste, seimila euro di media, da consentire un regime di vita molto parco a fronte di attività imprenditoriali, una società in accomandita semplice e 7 immobili tra terreni e fabbricati; Roberto Commisso, 38 anni, considerato partecipe dell' omonima associazione mafiosa, la cui media annua di reddito, circa 25 mila euro, appare sproporzionata rispetto al patrimonio di cui dispone: socio della società "Passaparola s.r.l" e socio della "Commisso Francesco e C. sas", titolare di varie attività commerciali e di ben 75 beni immobili; Carmelo Muia', 38 anni, partecipe dell'associazione, il cui reddito annuo dichiarato (15 mila euro sia per lui che per la moglie) e' sproporzionato rispetto alle 4 società e sette immobili ( sei della consorte); Francesco Commisso, 27 anni, anch'egli considerato partecipe al clan, il quale dichiarava 10 mila euro annui di reddito a fronte del possesso di un'agenzia immobiliare; Giuseppe Albanese, 61 anni, il quale dichiarava un reddito di 10 mila euro e possiede una società che commercia autovetture e 14 beni immobili. Gli altri due destinatari del provvedimento di sequestro sono Antonio Futia, 52 anni, il cui reddito e' sproporzionato rispetto alla proprietà di un'impresa di autotrasporti; Vittorio Barranca, 52 anni, come tutti gli altri ritenuto partecipe all'associazione mafiosa, proprietario di due immobili intestati alla moglie e quote di cinque società intestate a moglie e figli a fronte di una modesta dichiarazione di redditi. Il tribunale di Reggio, per l'amministrazione del patrimonio sottoposto a sequestro, ha nominato quattro amministratori giudiziari.