Auto incendiata a un Carabiniere. Pentiti: tartassava tutti, ecco chi è stato
Nell'ambito di un processo celebratosi davanti al Tribunale monocratico di Lamezia Terme, nei confronti di Claudio Paola, ritenuto gravitare nell'orbita del clan locale dei Giampà, e Giuseppe Cappello, si è discusso della loro presunta responsabilità nell’incendio dell’autovettura di proprietà di un brigadiere dei carabinieri, Vincenzo Bevacqua, costituitosi parte civile con il proprio difensore Ramona Galtieri.
Durante l'istruttoria sono stati sentiti anche i collaboratori di giustizia Angelo Torcasio e Umberto Egidio Muraca. Torcasio ha riferito, parlando del brigadiere, che quest’ultimo desse fastidio in città, soprattutto agli affiliati: “a me mi tartassava” ha detto il collaboratore aggiungendo che il militare gli “stava dietro” così come “ai Cappelli, ai Giampà”
Torcasio ha raccontato poi di un colloquio con Vincenzo Bonaddio durante il quale, quest’ultimo, l’avrebbe informato che i responsabili dell’incendio sarebbero stati coloro che ha definito “la montagna”, ovvero Giuseppe Cappello e Claudio Paola, detto Trachino. Il collaboratore ha che i due, che frequentavano una discoteca, sarebbero stati fermati dal brigadiere per dei controlli: “e a loro sta’ cosa dava fastidio”, ha commentato.
Il collaboratore ha poi parlato di un altro episodio in cui “Cappello disse che lo aveva fatto perché Bevacqua gli stava sempre dietro e gli stava rompendo”. Inoltre, il brigadiere non sarebbe stato benvisto un po’ da tutti: “lo vedevo che tartassava a tutti, conosceva Antonio Villella, amici di mio fratello, e li tartassava e li fermava. Era un Carabiniere scomodo per la criminalità perché faceva il suo lavoro…”
La tesi di Torcasio è stata confermata anche da Muraca che ha sostenuto come Claudio Paola fosse autoaccusato con lui del danneggiamento della vettura di Bevacqua, fatto che avrebbe commesso insieme a Saverio Cappello. “So che non si comportava tanto bene, dava fastidio a componenti della cosca Giampà e per questo gli è stata incendiata la macchina. Ma è un fatto che si sa cosiddetto nella voce lametina, ecco” ha concluso il collaboratore.