Mattarella a Locri: mafia non ha pietà. E alla politica: basta zone grigie
950 nomi, tutti di vittime innocenti delle mafie. Sono stati letti, uno per uno, durante la cerimonia svoltasi nello stadio di Locri, nel reggino, nell’ambito della Giornata della Memoria organizzata dall’associazione Libera, presieduta da don Ciotti.
Ospite d’eccezione Sergio Mattarella, che nella sua storia familiare conosce bene il significato di perdere un caro per mano della criminalità. Il presidente della Repubblica italiana è accompagnato da Marco Minniti, Ministro dell'Interno, e Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare antimafia.
Le parole di Mattarella suonano forti ai presenti quando si scaglia contro i mafiosi: “non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell'onore, non del coraggio” ha detto il presidente aggiungendo che “i loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate”.
Mattarella, poi, ha rammentato come tra le vittime di mafia non ci siano soltanto gli uomini e le donne che l’hanno combattuta: “La mafia, le mafie - ha chiosato - non risparmiano nessuno".
Il presidente della Repubblica ha incontrato anche i familiari dei “caduti” di questa battaglia ed a cui ha ribadito come sia necessario innanzitutto “prosciugare le paludi dell'arbitrio della corruzione”, ambito in cui la mafia prospera, sottolineando inoltre e a tutti che “nessuno può pensare di chiamarsene fuori”, soprattutto la politica che “deve essere impermeabile alle infiltrazioni e alle pressioni mafiose” eliminando ogni “zona grigia”.
Al capo dello Stato ha fatto eco Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, che nel suo intervento ha sottolineato che la Chiesa di Calabria ha accolto l'invito di Papa Francesco “ad essere fermento di una società animata dal Vangelo che – ha detto il presule - s'impegna quotidianamente nella lotta alla 'ndrangheta e nella formazione ai valori della legalità, della solidarietà e della partecipazione civile".
Oliva si è detto poi certo di una possibile sconfitta delle mafie ma ciò, ha ribadito “dipende dall'impegno di tutti e di ciascuno", sottolineando con forza che la Calabria “guarda avanti” nella speranza di lasciarsi indietro quel passato “macchiato dal sangue versato da faide che hanno seminato morte e disperazione” e che la sua gente non vuole “più morti e sangue innocente!” sognando di trasformarsi in una terra “di speranza” oltre che in “luogo di bellezza”.
Prima del capo dello Stato e del vescovo di Locri-Gerace gli interventi, anche, degli altri protagonisti della giornata. Don Ciotti, presidente di Libera, in particolare ha espresso il suo desiderio affinché si mettano da parte divisioni e protagonismi: “mettiamoci di più in gioco - ha detto - per il bene comune, per la libertà e la dignità di questo Paese”; una richiesta a suo dire avanzata “con umiltà ma con convinzione” e che fa riferimento a “ritardi, omissioni, promesse non mantenute”. “
“Misure urgenti sono state rinviate o approvate solo dopo compromessi al ribasso” ha sbottato don Ciotti aggiungendo che “il male principale del nostro Paese resta la corruzione. E corruzione significa questo: che tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica è sempre più difficile distinguere. Dobbiamo rompere questo intreccio”.