La Calabria “pulita” che dice no alla mafia, in migliaia a Locri per il giorno della memoria
Domenica è stato il prologo, alla presenza della massima autorità dello Stato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Oggi è il giorno vero e proprio in cui ricordare le decine di vittime innocenti cadute per mano della mafia, che in Calabria si chiama ‘ndrangheta, la potente tra le criminalità organizzate oggigiorno esistenti, ma pur sempre di uguale se non maggiore efferatezza.
Da stamani Locri, popoloso centro reggino, quasi sempre agli onori della cronaca per fatti e misfatti che l’hanno, a volte ingiustamente, etichettata come una delle capitali della ‘ndrangheta, si veste sì da Capitale ma morale e del riscatto della regione, delle tante, migliaia e migliaia, di persone oneste e laboriose che alla mafie sanno dire “no”: le rifiutano, le repellono.
È il giorno, dunque, della memoria e dell'impegno per le vittime; un giorno voluto e ottenuto dall’associazione Libera e da Avviso pubblico a cui hanno offerto la loro presenza centinaia di scuole, enti e varie associazioni. 150 i pullman già arrivati, minimo diecimila le persone attese. In testa oltre a don Luigi Ciotti anche il presidente del Senato, Pietro Grasso e il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Una marea di uomini e donne “puliti” che si sono raccolti in un corteo di cui tale e tanto è stato l’afflusso, forse anche inaspettato, da costringere l’organizzazione a far slittare di ben mezz’ora la partenza dalla zona nord del lungomare per far tappa conclusiva nella piazza centrale della cittadina reggina.
Da qui risuoneranno forti, indissolubili e nuovamente (dopo la lettura di domenica scorsa) i nomi delle 950 vittime innocenti della mafia: a declamarli Roberto Montà, presidente di Avviso pubblico, don Luigi Ciotti di Libera (ieri vittima di frasi ingiuriose apposte proprio sui muri di Locri) e uno dei familiari dei “martiri” della criminalità. Nel pomeriggio poi sarà dato spazio ai seminari e agli approfondimenti su temi di attualità cocente: come ad esempio quello sulla libertà di stampa “tra minacce e querele temerarie” e, dunque, il contributo dei giornalisti nella lotta alle mafie; un altro focalizzerà l’attenzione sul "Fare scuola in contesti difficili"; poi "Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie” con le analisi e le proposte a ben 21 anni dall'approvazione della legge 109/96; infine il tema degli locali “contro le infiltrazioni mafiose” tra appalti e protocolli di legalità. Si concluderà un'assemblea degli studenti.