Mormanno, convegno sui di sonno: cura e diagnosi
La diagnosi e il trattamento dell’“apnea ostruttiva del sonno” al centro di un simposio medico-scientifico tenutosi sabato scorso nell’aula congressi dell’ospedale di Mormanno. Pochi sanno che da oltre due anni, presso il reparto di Medicina interna e lungodegenza del “Minervini”, opera un’equipe specialistica guidata dal dott. Nicola Peccerillo in grado di accertare e curare questo insidioso disturbo collocabile nell’alveo delle patologie più diffuse e spesso causa di gravi conseguenze non solo per la salute e il menage quotidiano di chi ne risulti affetto, ma anche per la società civile chiamata a sopportare costi elevatissimi, dovuti alle difficoltà d’individuare e trattare precocemente una malattia che a causa dei prodromi ad essa legati può confondere gli stessi medici complicandone il decorso. E non è tutto! Se si pensa, poi, che molti incidenti stradali, per esempio, sono il risultato di colpi di sonno direttamente o implicitamente riconducibili all’apnea notturna, s’intuisce quanto sia fondamentale e urgente intervenire convenientemente per risolvere il problema. Dei tanti aspetti medico-scientifici e dei compositi parametri connessi a questa particolare infermità, hanno discusso medici specialisti e di base, infermieri. E se la partecipazione, più o meno numerosa, in qualche maniera restituisce generalmente il gradimento e l’interesse destato da una iniziativa, per quella promossa dai professionisti del Minervini, a giudicare dalle presenze in sala, la prova dell’odiens può dirsi superata. I lavori in sintesi. Nel parterre dei relatori, nelle vesti di anfitrione il dott. Nicola Peccerillo, responsabile dell’U.O. di Medicina interna e lungodegenza ad indirizzo riabilitativo cardio-respiratorio dell’ospedale di Mormanno, i dottori S. La Bruna, primario del reparto di Riabilitazione nello stesso nosocomio, F. Lione e D. Raimondo sempre del P.O. mormannese, la dott.ssa S. De Bonis, cardiologa al Ferrari di Castrovillari, i medici di base F. Forte, A. D’Ingianna, il caposala G. Tolisano, i responsabili della Magaldi Life, C. Luongo e G. Bosco. In sala anche molti medici provenienti dalla vicina Basilicata.
Con lessico semplice e tale da catalizzare l’attenzione della platea, è stato spiegato come il disturbo colpisca oltre il 4% della popolazione (oltre 2 milioni di persone affette in Italia), con maggiore frequenza nei soggetti obesi e nei maschi. «L’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età – ha riferito il dott. Peccerillo - e interessa i muscoli faringei, per la loro lassità e/o eccesso di tessuto adiposo durante la fase profonda del sonno. Ciò si traduce in una mancanza di stimolo cerebrale al tono muscolare, collasso con ostruzione completa delle vie aeree, interruzione del flusso aereo, desaturazione dell’ossigeno nel sangue, eccessiva stimolazione cardiaca e aumento della pressione arteriosa, il tutto comportando risveglio o passaggio ad uno stadio meno intenso del sonno con ripresa del tono muscolare e del flusso aereo. Questo fenomeno – ha rilevato il Responsabile della Medicina interna a indirizzo riabilitativo della struttura mormannese – interviene numerose volte durante la notte, con durata a volte superiore ai sessanta secondi, accentuato sovraccarico cardio-respiratorio e assenza di sonno ristoratore». Un quadro disarmante, dunque. Soprattutto riguardo alla sintomatologia indotta: spossatezza, cefalea, ipertensione poco rispondente ai rimedi farmacologici, affezioni metaboliche (diabete, obesità, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia) irritabilità, episodi di addormentamento durante le attività diurne. Ordinariamente è il partner ad accorgersi del disturbo che affligge il compagno, vuoi per il marcato russamento vuoi per i periodi di apnea e mancanza di respiro durante il sonno. E spetta a quest’ultimo suggerire al malato di recarsi dal medico di famiglia, il quale, analizzata la situazione, consiglia il consulto specialistico.
Ad una diagnosi certa si arriva dopo una serie di esami propedeutici all’eventuale terapia. Terapia che, ebbene evidenziarlo, è possibile ricevere in pochissimi centri nel sud Italia. E Mormanno è uno di questi. Qui si accerta e controlla una infermità spesso latente ma i cui effetti negativi si riversano sia sulla la persona sia sulla società.
L’auspicio per il territorio è che nuclei di nicchia, modelli di sanità pubblica valida ed efficiente, ad alta specializzazione, come nella fattispecie il Minervini, siano sostenuti e ampliati nella dotazione organica e in quella strumentale, così da fornire all’utenza risposte diafane ed efficaci al crescente bisogno di salute.