Riforma Welfare, per le Associazioni “si perde tempo” e chiedono incontro ad Oliverio
Si dicono costrette a rivolgersi direttamente al presidente della Regione Calabria le associazioni del settore socio-sanitario Uneba, Anaste, Aris e Confapi, sostenendo di non essere riuscire ad oggi a fissare alcun appuntamento col governatore nonostante i numerosi solleciti inoltrati anche attraverso l’assessore Roccisano.
Per questo hanno voluto sottoscrivere, insieme, una lettera aperta con lo scopo di ottenere un incontro per discutere in merito alla riforma del Welfare in Calabria.
"La richiesta – si legge nalla missiva - è dettata dall’urgenza e la necessità” di rappresentare al presidente della Giunta quella che viene definita una “grave situazione nella quale versano tutte le realtà che nella nostra regione operano al servizio delle persone più in difficoltà e svantaggiate”.
“Le nostre associazioni – proseguono i firmatari - come certamente Lei sa, hanno contribuito attraverso mesi e mesi di costante lavoro, al varo dei regolamenti attuativi della legge 23 del 2003. Lo abbiamo fatto con senso di responsabilità e convinzione, ritenendo di fondamentale importanza il superamento del vergognoso ritardo accumulato dalla regione Calabria nel campo delle Politiche Sociali: 16 anni rispetto alla legge Nazionale di riferimento e di 13 anni da quella regionale, fino ad oggi inapplicata”.
Nonostante le quotidiane affermazioni che sottolineano l’importanza di dare forza alle politiche sociali in Calabria per contrastare efficacemente il degrado - l’ultima in tal senso è quella del Presidente della Repubblica Mattarella lo scorso 21 marzo a Locri – “la Regione Calabria ultima in Italia, registra il più basso tasso di investimento nelle politiche per i più deboli. Riteniamo che – aggiungono le Associazioni - questa situazione non possa più essere tollerata, anche perché si sta concretamente rischiando di dover restituire al mittente la dotazione finanziaria a copertura - fra l’altro - dei piani di Azione e coesione per minori ed anziani”.
Come organizzazioni i firmatari della lettera aperta sostengono poi di aver dato prova “in tante occasioni di privilegiare la costruttiva partecipazione, il dialogo e la disponibilità a dare un contributo tecnico anche alle tante amministrazioni comunali che, trovandosi in difficoltà, ci chiedono un supporto di competenza. Ma le questioni aperte sono diverse e rischiano di mettere in ginocchio il welfare calabrese, con conseguenze nefaste per i diritti delle fasce più deboli”.
Tra le altre vengono segnalati i timori sulla sostenibilità della riforma tanto attesa, “considerando che – viene spiegato - occorre un ulteriore investimento economico da parte della regione che, giova ricordarlo, è quella che spende meno in Italia per le politiche sociali (27 euro pro capite contro i 110 euro di media nazionale!). Senza tale investimento non potrà esserci alcuna vera riforma né un futuro per i servizi sociali in Calabria, né potrà gravare il tutto esclusivamente sui comuni, che comunque dovranno fare la loro parte, così come accade in tutto il Paese”.
Sul punto, ed in generale sulle modifiche “che pure si rendono necessarie per rendere la riforma percorribile” alle associazioni “sembra si stia perdendo troppo tempo, considerando che il 30 giugno le deleghe dovranno passare definitivamente ai comuni. Ma le contingenze certo non finiscono qui. Ad oggi infatti non abbiamo notizie circa i pagamenti delle spettanze ancora dovute alle strutture che erogano servizi sociali, in alcuni casi risalenti addirittura al 2014-2015. Le convenzioni sono scadute ormai da tempo e regna un regime di incertezza e precarietà che rende impossibile programmare qualsiasi futuro”.
Tutte problematiche, queste, rispetto le quali si chiede dunque “una risposta chiara, e non meramente politica, da Lei, Presidente – continua la lettera - considerando che al momento la fase di stallo, acuita dalle frizioni non certo facilitanti cui assistiamo tra la parte politica e quella tecnica del Dipartimento Politiche Sociali, rischia di portare nel baratro l’intero sistema di welfare regionale. Desideriamo essere attori consapevoli e responsabili di un welfare che dia dignità ai cittadini calabresi, ma non vogliamo essere corresponsabili del definitivo fallimento del già fragile welfare calabrese”.