Presentazione progetto Blade Diary di Pietro Firrincilei
Il 15 Aprile alle 18 MatteLab ospita il fotografo Pietro Firrincieli che presenta il progetto Blade Diary. In l’occasione dell’incontro sarà possibile visitare anche la mostra allestita con una piccola selezione di immagini tratte dall’omonimo libro. Le foto, in vendita, saranno visibili fino al 24 aprile. Blade Diary è un diario di viaggio. Un viaggio nella cultura underground del Blading, il primo documento della sua esistenza. Un viaggio di tre anni, di cui due sulla strada: Europa, Stati Uniti e Messico, senza una casa in cui tornare. Un viaggio iniziatico, alla fine del quale la vita non è più la stessa.
"Nel 2011 avevo 26 anni, un buon lavoro, un bell'appartamento ed una bellissima ragazza. La mia vita sembrava perfetta a me e alle persone che avevo attorno. Ma soffrivo di attacchi di panico. Avevo paura. Ero soddisfatto ma non ero felice. È a gennaio di quell'anno che ricevo una chiamata da J. Son, uno dei miei migliori amici. Non ci sentivamo da un po', nella mia vita non era rimasto molto spazio per il Blading. La mia famiglia, la mia ragazza e in generale le persone attorno a me, non la consideravano una cosa da adulti e pian piano anche io cominciavo a convincermene.
J. Son chiamava per chiedere come stavo, lo ha sempre fatto di tanto in tanto, e mi dice che nel tour che sarebbe partito il mese successivo per il Winterclash, c'è ancora un posto. In quel periodo vivevo a Cesura, il collettivo di foto-giornalisti fondato da Alex Majoli, fotografo dell' agenzia Magnum. Ero circondato da ragazzi in gamba, della mia età, che costruivano la propria strada nel foto-giornalismo. Ero passato a trovare Chiara, ci eravamo conosciuti durante un master all'agenzia Contrasto a Milano e siamo diventati buoni amici. Quel fine settimana, Gabriele mi chiede se mi andava di restare, ed io che ero in crisi già da un po' con i cataloghi di interni che scattavo per vivere, mi trasferisco a Cesura.
Ma non avevo alcuna idea di progetto, non mi interessava la guerra o il sociale. Non sentivo di avere un legame con quelle storie, in quel momento. Decido così di richiamare J. Son e chiedergli se quel posto nel furgone c'era ancora. Pensavo di scattare un reportage del Winterclash, il contest di Blading più importante al mondo, e provare a venderlo a Sportweek. È solo dopo qualche tempo e con la fortuna di ascoltare i fotografi di Magnum che venivano a tenere dei workshop a Cesura che capisco che un reportage può essere ben più di un prodotto commerciale.
Un'esperienza che cambia la vita. Le risate, i viaggi, quel senso di libertà. E in quel momento mi sono reso conto che non ci sono documenti del nostro passato di Bladers. Dal 1996, quando ho iniziato, ci sono pochissime tracce che provano che noi, i pionieri del Blading in Italia, siamo esistiti. La nostra adolescenza, il nostro tempo assieme, le nostre avventure.