Beni culturali, Carabinieri: “Mercato illegale fiorente in Calabria”
Sono 3200 i pezzi recuperati nel 2016, per un valore di oltre due milioni di euro. Queste le cifre diffuse dal Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri questa mattina a Cosenza nel corso della presentazione del report delle attività svolte durante l’anno scorso.
Nel corso della presentazione, il comandante del Nucleo, il capitano Carmine Gesualdo ha informato la stampa sulle operazioni eseguite su tutto il territorio calabrese, sottolineando la diminuzione dei “furti nelle chiese”, ma l’aumento del “traffico di opere d'arte e archeologiche sul web”.
Traffico che Gesualdo ha definito “fiorente, soprattutto riguardo all'aspetto archeologico e per quanto riguarda i falsi, settore che sta prendendo sempre più piede”. “Siamo contenti – ha ribadito - che poi quello che sequestriamo finisca nei musei calabresi, in particolare nei musei di Sibari, Vibo Valentia e Reggio Calabria”.
Alla conferenza ha preso parte anche il comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, il colonnello Fabio Ottaviani.
Le attività svolte dal nucleo avrebbero consentito di contrastare le aggressioni criminali al patrimonio culturale calabrese. Questi i risultati: due persone arrestate; 51 denunce, di cui 15 per reati contro il paesaggio; 30 beni antiquariali recuperati; 3.322 reperti archeologici e paleontologici recuperati; 260 falsi sequestrati; 17 verifiche di sicurezza a musei, biblioteche ed archivi; 29 controlli di aree archeologiche al fine di prevenire le attività di scavi clandestini; 43 controlli di aree paesaggistiche e monumentali; 34 controlli ad attività antiquariali, commerciali vari nonché fiere e mercatini.
Tra le operazioni portate a termine con risultati positivi ci sono: il recupero, in provincia di Parma, di un’importante scultura marmorea sepolcrale del 1600 e di un dipinto del 1500, provento del furto, rispettivamente presso la Basilica Santuario Santa Maria Madre della Consolazione di Reggio Calabria, nel 1960, e in un’abitazione della Capitale, nel 1995; sequestro, presso antiquari del reggino, di numerosi beni di interesse storico artistico, provento di furto in abitazioni di tutto il territorio nazionale; recupero a Conflenti e Vetralla, di oltre 3000 reperti archeologici e paleontologici, provenienti da attività di ricerca clandestina, commercializzati su diversi siti di vendite online; recupero a Cassano allo Ionio, di 17 pergamene del tipo “Antifonario”, manoscritte tra il 1500 ed il 1700, asportate dall’Archivio di Stato di Cosenza nel 2003.
Il sequestro a Palmi, Gioia Tauro e Ferrara, di 260 opere d’arte contemporanea contraffatte, falsamente attribuite a numerosi artisti tra cui Dalì, Sam Francis, Bueno, Cascella, Caffè, Borghese, Maccari, Fiume, Treccani; sequestro di un importante sito archeologico risalente al IV-III sec. a.C., ubicato nel centro storico del Comune di Cosenza, gravemente danneggiato a causa del profondo stato di degrado e abbandono in cui versava; arrestati, a seguito di complessa e articolata attività d’indagine, i componenti di un’organizzazione criminale dedita allo scavo clandestino, all’impossessamento illecito, alla ricettazione e al danneggiamento di reperti archeologici. Dodici le misure cautelari personali disposte dal GIP del Tribunale di Crotone, di cui 2 custodie cautelari in carcere, 1 degli arresti domiciliari, 4 divieti di dimora e 5 obblighi di presentazione alla p.g., nonché 34 le contestuali perquisizioni eseguite nelle province di Crotone, Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Taranto, Catania e Reggio Emilia, a persone indagate alle quali sono stati notificati gli avvisi di garanzia. L’attività d’indagine ha consentito, inoltre, di recuperare più di 2000 reperti archeologici oltre a numerosi attrezzi e apparecchiature utilizzate per eseguire le illecite ricerche di beni archeologici, anche all’interno dell’importantissimo sito di Capo Colonna.
Ancora, il sequestro, a seguito di controllo doganale presso l’aeroporto di Reggio Calabria e restituiti alle Autorità Messicane, 42 reperti archeologici di origine precolombiana, in parte individuati all’interno del bagaglio di un passeggero in arrivo dal Messico presso il predetto scalo; sottoposta a sequestro preventivo, a San Giovanni in Fiore, impianto per la produzione di inerti ed annessa area di cava, per un totale di 14 mila mq, abusivamente realizzata all’interno di area demaniale di interesse paesaggistico.
Il Nucleo TPC di Cosenza ha partecipato, inoltre, mediante i suoi due componenti alla Task Force Carabinieri “Unite 4 Heritage” (I Caschi blu della cultura), nelle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale delle regioni dell’Italia centrale colpite dai recenti eventi sismici.
(ultimo aggiornamento 14:17)