Morte Rodotà. Paolini: Cosenza lo omaggi con un luogo a suo nome
“Personalità ricca e complessa quella di Stefano Rodotà che è stata ampiamente trattata sulla stampa nazionale non trascurando nulla del lungo impegno militante laico, libertario e garantista al servizio del Paese e dei valori fondamentali della nostra democrazia”.
Così il presidente della fondazione Premio Sila, Enzo Paolini, sulla morte dell’importante giurista cosentino che ha voluto ricordarlo “intra moenia – afferma - cioè nel suo rapporto con la Calabria e con Cosenza. Stefano Rodotà – dice Paolini - non ha mai interrotto i suoi rapporti con la città che lo vide brillante studente liceale al Telesio e che ne ha seguito tutte le fasi della carriera e del suo cursus onorum. Se ne va dopo qualche mese che ci ha lasciato Ernesto D’Ippolito che, insieme a Mario Cozza, sono stati gli amici di una vita”.
“L’ultimo incontro con i cosentini – ricorda poi Paolini - è stato in occasione del Premio Sila la cui giuria gli ha tributato il riconoscimento alla carriera. A fronte della partecipazione numerosa e qualificata alla sua lectio magistralis, a microfoni spenti, mi confidava che pur avendo ricevuto nella sua lunga carriera numerosi riconoscimenti autorevoli e prestigiosi quello del premio Sila assumeva un significato che andava al di là delle liturgie politiche e culturali. Per lui era come ricongiungersi al suo passato giovanile dopo aver compiuto, ormai ottantenne, il percorso delle lotte e degli onori”.
“Nella sua conversazione – spiega - traspariva una venatura intimista nella percezione che il suo percorso, dal liceo Telesio all’università, al Parlamento fin quasi alle soglie del Quirinale si concludeva là dove era cominciato. Ci lascia un grande esempio di coerenza e di coraggio politico per le tante volte che di fronte alle lusinghe del potere ha saputo dire no per affermare la sua indipendenza e la sua autonomia di intellettuale, di giurista e di politico”.
A conclusione del suo ricordo Polini richiama un particolare che non tutti conoscono e cioè che Rodotà non ha mai preso tessere di partito se non quella dei Radicali. “Ora che se n'è andato lo accogliamo nel Pantheon dei cosentini per consegnare la sua memoria alle future generazioni. Forse – conclude il presidente della Fondazione - sarebbe il caso che il Comune gli tributasse il riconoscimento che merita intestando al suo cittadino più illustre dopo Telesio un luogo simbolicamente significativo del centro storico”.