Clan Muto. Rigettato il ricorso, confermato il sequestro ai beni di Agostino Briguori
Ammontano ad un valore di circa due milioni di euro i beni sequestrati stamani dagli agenti della divisione anticrimine della questura di Cosenza a carico di Agostino Briguori.
La Corte d’Appello ha difatti rigettato il ricorso presentato dall’interessato contro la confisca degli stessi e confermato il provvedimento.
Il sequestro, finalizzato proprio alla confisca, scaturisce dalla prosecuzione dell’operazione denominata “Cartesio”, nel corso della quale Briguori è stato raggiunto da una misura cautelare insieme ad altre persone ritenute, a vario titolo, facenti parte della cosca di ‘ndrangheta dei Muto di Cetraro, attiva sul tirreno cosentino e al cui vertice vi sarebbe Franco Muto.
I sigilli arrivano al termine di un articolato procedimento giudiziario nel quale Briguori non sarebbe riuscito a dimostrare la provenienza legittima dei beni interessati e composti da società, aziende che si occupano della gestione di stabilimenti balneari, ma anche della costruzione e vendita di immobili, affitto e gestione di servizi turistici, alberghi, residence, ristoranti, pizzerie. Tutti con sede sia nel cosentino che Rimini e attività nei due centri commerciali del capoluogo e di Rende. Inoltre, comprendono immobili a Bonifati, Bellaria e Igea Marina (Rimini) e Arcavacata, tra cui una villa su due livelli con affaccio su una rupe marina, terreni a Bonifati e autovetture.