La ‘Ndrangheta tra coca e politica: blitz nel milanese, 24 arresti

Reggio Calabria Cronaca

Il controllo del traffico di coca e rapporti con politici. Un sistema di scambio di favori capace anche di interferire nell’elezione di un sindaco.

A questo risultato sono giunte le indagini condotte dai carabinieri di Milano nei confronti di una presunta articolazione lombarda della ‘ndrangheta e che, stamattina, hanno colpito, con tre diversi provvedimenti giudiziari, una trentina di persone tra, appunto, Milano ma anche Monza e Brianza, Como, Pavia e Reggio Calabria.

27 gli indagati: la maggior parte (21) sono finiti in carcere, altri tre ai domiciliari mentre per altrettanti è scattata la sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio.

A tutti vengono contestati, a vario titolo, l’associazione di tipo mafioso, l’estorsione, la detenzione e porto abusivo di armi, così come i reati di lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, corruzione per un atto d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio e favoreggiamento personale.

LA LOCALE DI LIMBIATE

LE INDAGINI sono partite, nel 2015, dal Nucleo Investigativo del Comando provinciale carabinieri di Milano che stavano investigando sui summit di 'ndrangheta svoltisi nel ristorante “Il Palio” di Legnano e presso il centro anziani “Falcone e Borsellino” di Paderno Dugnano

Gli investigatori avevano tenuto sotto controllo le riunioni durante l'operazione “Infinitoarrivando ad identificare quelli che sono ritenuti i vertici della cosiddetta locale di Limbiate (a Monza) e individuando un gruppo criminale che si occupava del traffico di grossi quantitativi di cocaina. La base era nel Comasco e la struttura composta in maggior parte da persone originarie del reggino, di San Luca in particolare, legate a cosche di particolare spessore criminale.

L’AFFERMATO IMPRENDITORE

Gli inquirenti hanno poi posto la loro attenzione su un affermato imprenditore edile di Seregno (Monza Brianza): secondo i militari quest’ultimo avrebbe intrattenuto rapporti con importanti esponenti del mondo della politica coltivando frequentazioni, rapporti e scambi reciproci di favori con esponenti della criminalità organizzata.

A quest’ultimi avrebbe chiesto di intervenire per raggiungere i suoi scopi: come, ad esempio, la risoluzione di una controversia concernente la compravendita di due cavalli e di una vertenza con un inquilino moroso; la restituzione di un quadro da parte di un privato; la ricerca dei responsabili di un furto in abitazione patito da un famigliare. In un caso, addirittura, sarebbe stato lui stesso ad intercedere nei confronti di una vittima di estorsione affinché acconsentisse alle richieste degli ‘ndranghetisti.

Un altro elemento emerso sarebbe quello relativo al “ruolo determinante” che l’imprenditore avrebbe avuto nell'elezione dell'attuale sindaco di Seregno sostenuto nella sua candidatura, secondo gli inquirenti per ottenere la convenzione per realizzare in quel territorio un supermercato.

AI DOMICILIARI IL SINDACO DI SEREGNO

Tra i soggetti raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari c'è anche il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, 38enne avvocato civilista, coinvolto nel filone d'inchiesta della Procura di Monza su presunte interferenze dell’imprenditore edile nelle elezioni comunali. Mazza è stato eletto nel 2015 coi voti di Forza Italia e con quelli della Lega: a suo carico viene contestata la corruzione

Secondo gli investigatori i reati oltre che in capo al primo cittadino sarebbero da ascrivere anche ad altri esponenti politici e dipendenti del Comune brianzolo, ritenuti responsabili, a vario titolo, sia di corruzione per atti contrari al proprio ufficio e di abuso d’ufficio, sia di rivelazione di notizie relative all’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso imprenditore e di alcuni dirigenti dello stesso Comune, grazie alla complicità di un addetto all’ufficio Sdas della Procura della Repubblica di Monza.

Contestualmente, è stata eseguita anche una perquisizione negli uffici del Comune di Seregno e degli ordini di esibizione di documentazione presso quelli di Senago, Arconate e presso le Asst di Pavia, Monza e Vimercate.

LA DESTABILIZZAZIONE DEGLI EQUILIBRI CRIMINALI

Le indagini hanno consentito di identificare due elementi di vertice della “locale” di Limbiate, in stretti rapporti con altri sodali della locale” di Mariano Comense (Como). Gli inquirenti hanno documentato, in particolare, come questi ultimi stessero compiendo una serie di atti intimidatori ai quali era sotteso un vero e proprio disegno criminoso che aveva lo scopo di destabilizzare gli “equilibri criminali” esistenti e ad assumere il pieno controllo del territorio di Cantù.

La prosecuzione delle attività sui presunti appartenenti alla locale” di Mariano Comense avrebbe anche permesso di individuare un sodalizio dedito esclusivamente all’attività di importazione, stoccaggio e commercializzazione di ingenti quantitativi di coca, anche in partite da 50 kg ciascuna.

LA BASE LOGISTICA DEI TRAFFICANTI

I trafficanti, la gran parte dei quali originari di San Luca e legati da vincoli di parentela ad appartenenti a importanti cosche di ‘ndrangheta, custodivano di solito le armi, di vario calibro, in un appartamento del comune di Cabiate, utilizzato come una vera e propria base logistica.

Questo ulteriore sviluppo ha portato così a delineare la struttura dell’associazione, individuando i ruoli e le competenze dei singoli soggetti che ne farebbero parte e che si occupavano delle operazioni di acquisto dello stupefacente, stabilivano modalità, i tempi e quantitativi di droga da destinare alla vendita, partecipavano alla raccolta e al conteggio del denaro guadagnato dalla sua commercializzazione, provvedevano poi al trasporto in Calabria.

Gli stessi si recavano in Olanda, Germania e Grecia per mantenere i contatti con i fornitori stranieri, reperivano e utilizzavano telefoni cellulari con sistemi di messaggistica criptati, procuravano le abitazioni dove venivano alloggiati temporaneamente alcuni associati e nascoste le armi e lo stupefacente.

Nel corso delle indagini, a riscontro delle attività svolte, sono state arrestate in flagranza due persone e sequestrati 7,5 kg di cocaina e oltre 420mila euro in contanti.

Le ordinanze restrittive eseguite oggi sono state firmate dal Gip di Milano, Marco Del Vecchio, su richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, e dei sostituti della Dda Alessandra Dolci e Sara Ombra; e dal Gip di Monza, Pierangela Renda, su richiesta dei Pm Luisa Zanetti, Salvatore Bellomo e Alessandra Rizzo della Procura brianzola.

(ultimo aggiornamento alle 12:50)