Maxi sequestro a Cosenza. Imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta
Sarebbero state accumulate illecitamente le ricchezze sequestrate dalla Guardia di finanza su disposizione del Tribunale di Cosenza. Questa almeno la tesi degli inquirenti che stamani hanno fatto scattare i sigilli a un patrimonio di oltre 22 milioni di euro nei confronti di quattro persone ritenute “socialmente pericolose”: avrebbero ripetutamente evaso il fisco attraverso la gestione di società che operano nel settore del commercio di autoveicoli e in quello immobiliare.
Gli investigatori avrebbero accertato una netta sproporzione del patrimonio disponibile rispetto ai redditi dichiarati, redditi ritenuti insufficienti addirittura per soddisfare le esigenze di vita primarie.
I sigilli hanno così colpito tre complessi aziendali; 19 fabbricati; una villa di prestigio; due capannoni industriali di dimensioni rilevanti e tre appezzamenti di terreno: il tutto del valore, come dicevamo, che si aggira intorno alla ventina di milioni di euro.
Al provvedimento si è giunti dopo un’articolata e complessa attività di accertamento: i soggetti colpiti - secondo le fiamme gialle - nel tempo avrebbero commesso numerosi reati fiscali, societari e fallimentari, violando le norme previste nel Codice Antimafia per il contrasto ai reati di criminalità organizzata.
L’attenzione investigativa è stata rivolta in particolare su un imprenditore 43enne di Montalto Uffugo, A.I., che opera nel settore immobiliare e delle concessionarie d'auto. Gli inquirenti gli contestano la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, la bancarotta fraudolenta per aver sottratto illecitamente al fisco i proventi destinati alla tassazione reimpiegandoli nella realizzazione di altre attività commerciali facenti capo ai suoi presunti “sodali”, o investendoli nell’acquisto di beni immobiliari riconducibili al cospicuo patrimonio dello stesso imprenditore.
Gli accertamenti patrimoniali sono stati avviati a seguito di un’analisi di rischio effettuata dallo Scico e sviluppata dai Finanzieri cosentini. Partendo dall’esame dei diversi e presunti reati fiscali, fallimentari e societari commessi e già oggetto di indagini, culminate nel 2016 con l’arresto e la condanna a tre di reclusione dell’imprenditore, le fiamme gialle hanno ricostruito i redditi e le disponibilità economico-finanziarie maturati, in un arco temporale di oltre 20 anni, dai diversi soggetti appartenenti allo stesso nucleo familiare.