Ospedale senza medici, malati di fibrosi protestano. Il 31 gennaio sit in a Lamezia
L’associazione Respirando la Vita ha organizzato un sit-in di protesta per mercoledì 31 gennaio alle ore 9.30, davanti all’ospedale di Lamezia Terme, sede dell’unico centro regionale. Per ribadire la necessità vitale di avere medici e fisioterapisti respiratori esperti di fibrosi cistica e stabili, ovvero di avviare i concorsi.
A quattro anni dall’apertura del centro a Lamezia Terme, infatti, i medici mancano o sono precari e la situazione potrebbe peggiorare. Da luglio manca il fisioterapista respiratorio che per quasi un anno era stato pagato dalla stessa associazione; da circa un anno manca il pediatra.
Oltre al direttore e alla psicologa, erano rimaste due pneumologhe, ma il loro incarico scade il 31 gennaio. È stata previsto un solo pneumologo e, da quanto noto, il suo arrivo è subordinato al via libera del commissario al piano di rientro Massimo Scura.
Insomma, sembra che, nel migliore dei casi, possa arrivare un medico che sa poco o niente di fibrosi cistica. Nel peggiore dei casi, non arriverebbe nessuno. Del resto, la figura dello pneumologo è stata spesso “dimenticata”, anche dai decreti commissariali dell’agosto 2017 sul fabbisogno di personale: perché? L’associazione chiede anche la previsione della figura.
La storia e gli standard europei – Dal 1996 la fibrosi cistica è stata seguita nel reparto di pediatria dell’ospedale di Soverato. Dal maggio 2014 il centro è stato trasferito nell’ospedale di Lamezia Terme come servizio autonomo, nel 2015 ha conseguito la certificazione di qualità ISO 9001, nonostante la precarietà di tutti i medici. Nel 2016, è stato declassato ovvero accorpato a pediatria facendo indietreggiare la cura di almeno 10 anni.
Ad oggi, ha in carico circa 140 pazienti adulti e pediatrici. Secondo gli standard di cura europei, l’organico strutturato dovrebbe essere composto da 2 pediatri, 2 fisioterapisti respiratori e 2 pneumologi, esperti di fibrosi cistica. Per il nuovo centro sono stati investiti dei soldi. Negli anni scorsi, gli stessi medici e il fisioterapista respiratorio precari sono stati formati con soldi pubblici, dunque c’è anche un problema di spreco economico.