Calabria Verde, la tangente e lo sfogo del Procuratore: “le istituzioni si sveglino”

Cosenza Cronaca

Eugenio Facciolla ci va giù duro: è arrivato il momento che leistituzioni si sveglino”. Questo, in sintesi, il monito lanciato dal procuratore di Castrovillari nel corso della conferenza stampa seguita all'arresto di due persone per concussione.

La vicenda riguarda una presunta tangente pagata nell'ottobre dello scorso anno e che ha portato oggi ai domiciliari la dirigente di Calabria Verde, Antonella Caruso (53 anni) e l’agronomo Salvatore Procopio (60 anni). (LEGGI).

Per Facciola si tratta però solo di un segmento dell'inchiesta che riguarda l’ente della Regione che si occupa di forestazione, e che il magistrato definisce “particolarmente importante” dal momento che “mette il dito nella piaga - afferma - del problema collegato alla gestione dei tagli dei boschi e forse anche agli incendi … estivi”.

RISPUNTA L’OPERAZIONE STIGE

Secondo gli inquirenti la tangente oggetto dell’indagine sarebbe stata pagata alla Caruso, con l’intermediazione di Procopio, da un imprenditore di San Giovanni in Fiore, Antonio Spadafora, 35 anni: un nome conosciuto agli investigatori, attualmente in carcere per associazione mafiosa, essendo tra le quasi 170 persone che, a gennaio scorso, sono state arrestate nella maxi operazione Stige contro le cosche del crotonese, in particolare i Farao-Marincola di Cirò (LEGGI).

Una tranche dell’imponente inchiesta pitagorica avrebbe messo in luce proprio gli interessi della ‘ndrangheta nel settore del taglio e della raccolta del legname nelle aree boschive.

La tesi degli inquirenti, allora, era che per il tramite di aziende ritenute mafiose, con una serie di violenze e di minacce nei confronti degli imprenditori concorrenti, l’organizzazione sarebbe riuscita a pilotare le aste pubbliche per l’assegnazione di lotti di terreno boschivo.

LA "MAZZETTA" DA 20 MILA EURO

Tornando all’indagine di oggi il procuratore ha raccontato come Spadafora si era già aggiudicato gli appalti, “ma - ha spiegato Facciolla - quando sono iniziati i lavori sono stati subito bloccati ed è stato avvicinato per far sì che si potessero sbloccare”.

Dall’ordinanza verrebbe fuori come l’imprenditore avesse tentato diverse volte di contattare la dirigente pubblica, ma senza successo, per trovare proprio una soluzione a questo problema.

In tal senso una delle intercettazioni sembra essere piuttosto eloquente: nella stessa Spadafora avrebbe lasciato un messaggio sulla segreteria della Caruso affermando chiaramente - o comunque lasciando intendere - che la dirigente avesse chiesto ed ottenuto del denaro, 20 mila euro, per poi non sbloccare i lavori che interessavano all’imprenditore.

Dopo vari scambi di messaggi pare che finalmente l’appuntamento con la funzionaria, alla fine, sarebbe stato fissato: per il 10 di gennaio di quest’anno, ma Spadafora non vi potette partecipare poiché arrestato il giorno prima nel blitz Stige.

Una vicenda, insomma, tutta da chiarire e nelle aule dei tribunali ma che secondo Facciolla metterebbe in evidenza un problema culturale di mancanza di rispetto del territorio”, ma anche un altro che riguarda invece una “crisi a livello politico e istituzionale”.

“È ora che ci si svegli e che si capisca che si deve rimuovere, sospendere, spostare altrove chi rimane nelle maglie della giustizia” è stato lo sfogo finale, ma anche e soprattutto un chiaro monito alla classe dirigente del territorio, quello a cui si è abbandonato in conclusione il procuratore di Castrovillari.