Ricerca Air gun, Ue risponde a M5s: “Autorizzazioni solo a condizioni rigorose”
Netta presa di posizione della Commissione Ue sul rispetto delle direttive europee in merito ai danni ambientali che vengono provocati dalla ricerca di petrolio in mare con la tecnica dell'air gun. Rispondendo ad un'interrogazione degli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini, Laura Ferrara e Rosa D'Amato, il massimo organismo esecutivo di Bruxelles ha spiegato cosa prevedono tre direttive Ue e ha sottolineato che "le attività di ricerca con la tecnica dell'air gun possono essere compatibili con il quadro giuridico europeo in materia di protezione dell’ambiente marino, a una serie di condizioni rigorose".
"La direttiva 2011/92/Ue - ha scritto la Commissione nella risposta - prevede che gli Stati membri garantiscano che, prima del rilascio dell’autorizzazione, i progetti per i quali si prevede un notevole impatto ambientale, in particolare per la loro natura, le loro dimensioni o la loro ubicazione, siano oggetto di una valutazione dell’impatto che esercitano. In questo contesto - ha evidenziato - la Commissione ricorda che le presunte violazioni della normativa ambientale possono essere perseguite dinanzi agli organi giurisdizionali nazionali.
“Conformemente all’articolo 6 della direttiva 92/43/Cee le attività possono essere autorizzate purché - ha precisato la Commissione Ue - sulla base di un’opportuna valutazione, non vi siano ripercussioni negative sugli habitat o sulle specie da tutelare per le quali i siti sono designati. La direttiva offre una tutela rigorosa alle specie, tra cui quelle marine, in tutta la loro area di ripartizione naturale: gli Stati membri devono pertanto adottare tutte le misure necessarie a tal fine, comprese, laddove necessario, alcune restrizioni a determinate attività di air gun.
“La direttiva 2008/56/Ce - ha sottolineato la Commissione - prevede che gli Stati membri esaminino le pressioni e le ripercussioni di tutte le attività umane sull’ambiente marino. Al momento dell’elaborazione delle strategie per l’ambiente marino, gli Stati membri dovrebbero tener conto dell’inquinamento acustico sottomarino causato dagli air gun, se tale pressione interessa le acque marine poste sotto la loro giurisdizione".
La Commissione ha concluso la risposta precisando che "il programma di monitoraggio 2014 dell’Italia sugli effetti per l'ecosistema marino della tecnica dell'air gun, necessitava di un ulteriore sviluppo per colmare le lacune a livello di conoscenze relative all’inquinamento acustico sottomarino, tra cui il rumore impulsivo dovuto all’estrazione di idrocarburi. Si prevede che l’Italia riferisca su queste lacune negli aggiornamenti dei programmi di monitoraggio nel 2020".
Ritornando ai contenuti dell'interrogazione, va ricordato che Pedicini, Ferrara e D'Amato avevano, tra l'altro, comunicato alla Commissione Ue che il Ministero dello sviluppo economico italiano ha già autorizzato la società americana Global Med a intraprendere due progetti di ricerca geofisica, utilizzando la tecnica dell´air gun, al largo delle coste calabresi e al largo delle coste pugliesi e che altri 17 progetti analoghi sarebbero in fase di valutazione da parte del Mise, per altri tratti di mare italiani.