I panini alla Fiera li “faceva” solo la cosca: i Barilari-Foschini e il controllo del pizzo a Crotone

Crotone Cronaca

Se il pane era appannaggio dei cirotani, la carne era un’esclusiva dei crotonesi. Così si potevano confezionare i panini da vendere per strada, soprattutto durante la fiera più importante nella città pitagorica, quella di maggio in occasione della festa della Madonna di Capocolonna.

Uno spaccato difficile, complesso, soprattutto inquietante, quello che emerge dall’indagine Hermes che stamattina ha fatto scattare le manette ai polsi di 15 persone accusate di ‘ndrangheta (LEGGI).

Gli inquirenti sostengono che in città esistesse un vero e proprio monopolio venuto fuori dalla riorganizzazione - dopo una serie di operazioni, in particolare la “Old family" (LEGGI) - di una cosca legata alle storiche famiglie dei Vrenna-Corigliano-Bonaventura-Ciampà, quella dei Barilari-Foschini al cui vertice indicano come presunto boss Gaetano Barilari.

In pratica il clan avrebbe avuto un radicato controllo del territorio, soprattutto delle attività commerciali su cui esercitava delle forti pressioni e delle richieste estorsive.

Chi non cedeva e non pagava sapeva di potersi aspettare la risposta: danneggiamenti, in particolare incendi.

Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno potuto contare sulle intercettazioni arrivando a rendersi contro che gli arrestati sarebbero stati talmente voraci per cui tutti avrebbero dovuto sborsare il pizzo: anche piccole somme ma che la cosca in un modo o nell’altro doveva incassare.

Un elemento inquietante per gli inquirenti sarebbe il condizionamento che i presunti membri e affiliati ai Barilari-Foschini, avrebbero esercitato sulla fiera della Madonna.

Durante l’evento i commercianti ambulanti sarebbero stati costretti ad acquistare, a prezzi maggiori, i prodotti, specialmente, e come dicevamo, i panini e la carne: merce che ovviamente imponeva la famiglia.

E proprio le vicende documentate nel corso delle ultime edizioni della festa hanno fatto capire non solo la gravità delle condotte che si contestano agli indagati, ma anche la pericolosità delle loro azioni che hanno visto vittime gli stessi venditori arrivati in città, a maggio, da diverse zone dell’Italia, solo per lavorare e vendere i loro prodotti.

Da qui la Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha così deciso che era ora di mettere un freno, uno stop, e nella notte scorsa gli agenti della mobile hanno fatto scattare sirene e manette.

Nel corso dell’indagine si sono anche individuati i presunti autori di un grave fatto di sangue avvenuto sempre a Crotone nel novembre 2013, ovvero il tentato omicidio di un noto pregiudicato, Rocco Devona, contro cui furono esplosi diversi colpi di pistola mentre rientrava a casa e che riuscì miracolosamente a sfuggire rifugiandosi in un portone (LEGGI).

Fatta luce anche su una violenta rapina, compiuta per finanziare la cosca, avvenuta a San Giovanni in Fiore nel settembre del 2012 in una nota gioielleria del posto e nella quale fu ferito gravemente il titolare.

GLI ARRESTATI

A finire in carcere sono stati: Angela Barilari, nata a Crotone, classe 80; Gaetano Barilari, nato a Crotone classe 52; Eugenio Carcea, nato a Crotone, classe 64; Antonio Falvo, nato a Crotone, classe 75; Antonio Foschini, nato a Crotone, classe 83; Vittorio Foschini, nato a Crotone, classe 88; Davide Lazzari, nato a Crotone, classe 83; Francesco Liguori, nato a Crotone, classe 73; Antonio Maiolo, nato a Crotone, classe 70; Tommaso Mercurio, nato ad Isola di Capo Rizzuto, classe 65; Salvatore Murano, nato a Crotone, classe 74; Andrea Rizza, nato a Crotone, classe 94; Gaetano Russo, nato a Crotone, classe 80; Andrea Villirillo, nato a Crotone, classe 97; Massimo Zurlo, nato a Crotone, classe 76.

I fermati sono stati associati alla casa circondariale di Catanzaro, ad eccezione di Angela Barilari che è stata portata nel carcere di Castrovillari

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L’operazione è stata eseguita dagli agenti del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Crotone e Catanzaro e dei Reparti Prevenzione Crimine di Cosenza, Napoli, Siderno e Potenza. Le indagini sono state coordinate dal procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dell’Aggiunto Vincenzo Luberto.