Falsi braccianti, una piaga da milioni di euro. Altri 93 smascherati nel reggino
Un fenomeno duro da sconfiggere, quello dei falsi braccianti agricoli che ogni anno sembrano sempre più numerosi procurando un consistente danno alle casse dello Stato, soprattutto dell’Istituto della previdenza sociale.
Un altro centinaio di finti lavoratori agricoli, 93 per l’esattezza, quelli smascherati nelle ultime ore, per una frode che gli investigatori definiscono “redditizia” e “ben studiata e articolata”, messa in piedi da due imprenditore del settore che operano nel reggino.
A scovarli sono stati i finanzieri del Comando Provinciale, coordinati dalla Procura di Locri, nell’ambito di alcune indagini orientare proprio alla tutela della spesa pubblica nazionale.
Gli investigatori hanno scoperto come la truffa avvenisse grazie alla falsa comunicazione all’Inps dell’assunzione di altrettanti falsi braccianti: in pratica venivano preparati ed esibiti agli Enti pubblici degli atti fasulli, oppure si moltiplicavano esponenzialmente le giornate lavorative effettivamente prestate.
Alla fine si è così permesso alle 93 persone indagate di ottenere il pagamento - pertanto non dovuto – delle indennità di disoccupazione, malattia e altri benefici di natura agricola, per un importo totale stimato in circa 285 mila euro (riferito alle annualità dal 2010 al 2014).
In particolare è emerso che gli ideatori della truffa avrebbero prodotto all’Ente degli atti da considerarsi a tutti gli effetti non validi in quanto contenevano delle firme false e delle comunicazioni di assunzione di manodopera - apparentemente impegnata nella coltivazione di grano, frumento e olive o nell’allevamento di ovini - in realtà mai avvenute, tutte a nome e per conto di proprietari di terreni agricoli all’oscuro di quanto stesso accadendo.
La truffa ha portato così alla segnalazione all’Autorità Giudiziaria di 95 persone, tutte accusate di reati che vanno dal falso ideologico commesso da privato in atto pubblico, al falso materiale ed alla truffa aggravata.
UN MECCANISMO CONSOLIDATO
Il meccanismo - scoperto dai finanzieri della Compagnia di Melito di Porto Salvo - è quasi divenuto ormai una prassi consolidata nel contesto economico reggino, ed ha permesso di rilevare di più di 12 mila “giornate agricole” in realtà non effettuate da soggetti che, nel frattempo, svolgevano altro, percependo redditi dallo Stato.
Negli ultimi 17 mesi, a partire quindi dal gennaio dello scorso anno, le frodi al bilancio nazionale e comunitario scoperte dalla Guardia di Finanza solo nella provincia reggina, salgono così ad oltre 17 milioni di euro, mentre si attestano a circa 23 milioni quelle nel settore della spesa previdenziale e sanitaria.
Nello stesso periodo, i soggetti nel complesso denunciati salgono quindi ad oltre 2.800, con l'esecuzione di circa 750 interventi a tutela dei principali flussi di spesa pubblica.