Autobomba Limbadi: in quattro restano in carcere, due liberi
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vibo Valentia non ha convalidato il fermo disposto nei giorni scorsi a carico di alcuni esponenti della famiglia Di Grillo-Mancuso (LEGGI) , accusati di per aver fatto saltare in aria con un’autobomba, a Limbadi, Matteo Vinci, il 42enne informatore scientifico ucciso lo scorso nove aprile (LEGGI).
Restano in carcere per via di una nuova ordinanza di custodia cautelare quattro delle sei persone fermate: si tratta di Vito Barbara, Domenico Di Grillo, Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso, difesi dall’avvocato Giuseppe Di Renzo.
La loro posizione era quella più pesante in quanto rispondevano di aver pianificato e messo in atto l’attentato dinamitardo, oltre che di detenzione di armi e tentata estorsione.
Tornano invece in libertà per difetto di gravità indiziaria Rosina Di Grillo e Salvatore Mancuso, difesi rispettivamente dagli avvocati Francesco Schimio e Giovanni Marafioti che a loro volta rispondevano “solo” di tentata estorsione.
Emesso il provvedimento il gip Gabriella Lupoli ha dichiarato la propria incompetenza disponendo l’immediata restituzione degli atti al Pm distrettuale titolare dell’indagine, Andrea Mancuso.