Omicidio Vinci. Piazzarono la bomba per saldare un debito di droga
Gli investigatori non avrebbero dubbi: sarebbero stati loro a realizzare e posizionare la bomba mortale che - nell’aprile del 2018, in via Fosse Ardeatine, nelle campagne di Limbadi, costò la vita a Matteo Vinci (all’epoca 43enne) e che ferì gravemente il padre Francesco Antonio (74) (QUI).
Fornire e piazzare sotto la loro vettura, una Ford Fiesta, il micidiale ordigno, poi fatto esplodere con un radiocomando, avrebbe così saldato un debito di droga.
È questa la conclusione a cui sono giunti stamani i carabinieri che hanno tratto in arresto e portato in carcere due persone: Antonio Criniti, di 30 anni, e Filippo De Marco, di 41, entrambi di Soriano e con precedenti per spaccio (QUI).
Ma vi sono altri cinque arrestati: Vito Barbara (30 anni); Pantaleone Mancuso (57) e Domenico Bertucci (27), finiti anch’essi tra la sbarre; e Giuseppe Consiglio (34 anni) e Salvatore Paladino (60), per i quali sono stati disposti invece i domiciliari.
Il blitz è scattato all’alba tra il vibonese ed il reggino e rappresenta la seconda fase dell’indagine Demetra (QUI) che, nel giugno di due anni fa, nel 2018, consentì di fermare i presunti mandanti dell’efferato delitto (QUI): Domenico Di Grillo (73 anni), la moglie Rosaria Mancuso (65) - che è sorella dei boss Giuseppe, Francesco, Pantaleone e Diego; il genero, Vito Barbara (30); e le figlie Lucia e Rosina Di Grillo (di 31 e 40 anni).
Nella prima tranche dell’inchiesta, difatti, emerse che a pianificare e ad organizzare l’omicidio sarebbero stati proprio i Di Grillo-Mancuso.
L’ipotesi è che avessero tentato di accaparrarsi alcuni terreni di proprietà dei Vinci e che si trovano in contrada Macrea di Limbadi, non molto distante dal luogo dell’attentato.
Tant’è che nei confronti di quest’ultimi, la Dda di Catanzaro, e a vario titolo, ha contestato l’omicidio sia tentato che consumato e con l’aggravante del metodo mafioso, così come la detenzione dell’ordigno e, ancora, la minaccia, la ricettazione, la detenzione abusiva di armi, le lesioni personali, l’estorsione e la rapina.
I primi quattro sono al momento imputati in Corte d’assise di Catanzaro mentre Rosina Di Grillo è stata già condannata a sei mesi, con sospensione della pena (QUI), col rito abbreviato.
Secondo gli inquirenti Vito Barbara, Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso, in concorso morale e materiale, sarebbero quindi gli ideatori e promotori dell’attentato dinamitardo.
Quest’oggi invece si sarebbe chiuso il cerchio sui presunti autori materiali, Criniti e De Marco appunto. Entrambi vennero già arrestati dai carabinieri di Serra San Bruno nel giugno del 2018.
Durante una perquisizione eseguita in un garage di Soriano vennero scovati sei chili di marijuana già essiccata e confezionata in vari pacchi di cellophane e custoditi in un bidone (QUI).
Ora ed invece dovranno rispondere anche loro dei reati di omicidio tentato e consumato con l’aggravante del metodo mafioso oltre che di detenzione illegittima di un ordigno esplosivo.
Un altro capitolo dell’indagine, poi, riguarda proprio il traffico della droga: ad entrambe infatti si contestata anche la cessione di stupefacenti.