Giocatori e tifosi dell’Archi aggrediscono calciatori della Vigor: 10 Daspo
Rettangoli di gioco trasformati in un ring. Clima di apprensione che ha accompagnato lo svolgimento delle partite di calcio disputate dall’Asd Archi Calcio. I giocatori ed i tifosi delle squadre di calcio avversarie preoccupati prima di scendere in campo ed assistere alla partita.
Un contesto difficile dove i sani valori dello Sport sono assenti e dove viceversa si incentiva l’illegalità e la violenza. Ciò ha indotto la Prefettura a adottare provvedimenti specifici finalizzati a spostare gli incontri su campi “neutri”.
Tutte queste accortezze non però hanno impedito il verificarsi di azioni violente da parte di soggetti a cui la parola “sportivi” non può di certo essergli attribuita.
Proprio per porre freno alla deriva di violenza ed illegalità, non si è fatta attendere la risposta della Polizia di Stato dopo il deprecabile episodio del 27 maggio scorso, presso lo stadio comunale di Cittanova, quando alcuni calciatori della “Vigor Lamezia 1919” sono stati aggrediti da giocatori e tifosi della “Archi Calcio”.
Deciso l’intervento del Questore della Provincia di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, che ha emesso 10 provvedimenti di D.A.Spo. di cui 5 nei confronti di altrettanti giocatori della squadra “A.S.D. Archi Calcio”, P.S. 24 anni, R.P. 25 anni, P.F. 24 anni, A.C. 24enne, G.D.C. 28 anni i quali, al termine dell'incontro, hanno provocato una violenta rissa durante la quale hanno aggredito con calci e pugni i giocatori lametini.
Altri 4 provvedimenti di D.A.Spo. sono stati emessi nei confronti di altrettanti tifosi della squadra, F.I. 20 anni, M.G. 59 anni, L.G. 18enne e B.V. 17enne, che, a vario titolo, hanno preso parte attiva ai disordini verificatisi durante l’incontro. In particolare il tifoso F.I. 20 anni, non soltanto durante la partita si è reso responsabile dell’accensione di fumogeni ma, al termine della stessa, dopo aver scavalcato la recinzione della tribuna, è entrato nel rettangolo di gioco e ha colpito con un violento pugno al volto un giocatore della “A.S.D. Vigor Lamezia 1919”; M. G. 59 anni, dopo aver raccolto una bottiglia da terra, l’ha scagliata all’interno del terreno di gioco, ove erano presenti gli arbitri e i giocatori di entrambi le compagini calcistiche; L.G. 18 anni si è reso responsabile sia dell’accensione di diversi fumogeni che di aver scavalcato la recinzione del campo per entrare nel rettangolo di gioco e prendere parte alla rissa; B.V. 17enne, dopo aver scavalcato la recinzione del campo è entrato nel rettangolo di gioco per partecipare alla rissa.
Un provvedimento di D.A.Spo. è stato emesso anche nei confronti di un giocatore della “A.S.D. Vigor Lamezia 1919”, N.S.M. 22 anni sia per le gesta e parole provocatorie rivolte ai tifosi della “A.S.D. Archi Calcio” che per avere colpito con un pugno al volto un giocatore di quest’ultima squadra.
Unitamente al provvedimento di divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono tutte le manifestazioni calcistiche di qualsiasi serie e categoria, è stato, altresì, imposto ai predetti l’obbligo di presentazione presso l’ufficio di polizia competente per territorio mezz’ora dopo l’inizio del primo tempo e mezz’ora dopo l’inizio del secondo tempo delle manifestazioni sportive nelle quali sia impegnata, a qualsiasi titolo, la compagine calcistica della “A.S.D. Archi Calcio”, e soltanto per N.S.M. 22 anni della “A.S.D. Vigor Lamezia 1919”, già convalidato dalla competente A.G.
Questi provvedimenti seguono, a distanza di pochi giorni, l’arresto compiuto dalla Squadra Mobile, il 22 giugno scorso, del capitano della squadra “A.S.D. Archi Calcio”, Giovanni Tegano 22 anni, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale Sez.ne G.I.P. – G.U.P. di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – , poiché ritenuto responsabile del reato di violenza privata commesso con l’aggravante del “metodo mafioso”. Al giovane Tegano è stata contestata l’aggravante mafiosa per avere evocato, ostentando il proprio cognome, la forza intimidatoria dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, storicamente espressione di una delle più temibili frange della locale criminalità organizzata.