Reggio: operazione “Archi” contro cosca Tegano, 21 i fermi
I fermi disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, nell'ambito dell'operazione "Archi", sono ventisei, ma solo ventuno sono stati eseguiti dalla Squadra mobile della questura reggina che ha anche condotto le indagini. L'attività investigativa, avviata dopo la cattura di Giovanni Tegano ( aprile 2010) e ancora prima con l'arresto del latitante Giuseppe De Stefano (dicembre 2008), si e' avvalsa dalla collaborazione di tre pentiti Consolato Villani, Antonino Lo Giudice e Roberto Moio le cui dichiarazioni hanno poi consentito alla polizia di acquisire importanti riscontri.
Dichiarazioni che sono state integrate con quelle rese in precedenza da Paolo Ianno', Giovambattista Fragapane, Antonino Fiume, Giuseppe Morabito, Giovanni Raggio, Paolo Iero e Carlo Mesiano. Il lasso di tempo del lavoro della polizia parte dagli accordi stipulati dalla fine della guerra di mafia, quando i vertici dei due contrapposti cartelli 'ndranghetisti, quello dei De Stefano e l'altro dei Condello, si incontrarono a Sinopoli per siglare la pax mafiosa. Al quel summit, avvenuto nel 1992 - secondo il pentito Moio - presero parte le due delegazioni guidate, da una parte da Pasquale e Domenico Condello, e dall'altra da Giovanni e Pasquale Tegano.
A garantire per la famiglia Condello sarebbe stato Domenico Alvaro, e per il cartello contrapposto Antonio Nirta. Quest'ultimo sarebbe stato accompagnato sul luogo del summit da Moio per espressa volontà di Pasquale Tegano. Tra i momenti particolarmente significativi della conferenza di pace di Sinopoli - sottolinea la Questura di Reggio Calabria - vi fu l'abbraccio dei rappresentanti delle due fazioni in lotta. La ricostruzione dell'organizzazione, così come e' composta oggi, ribadisce l'unitarietà della 'ndrangheta e la sua suddivisione in tre macro aree, o mandamenti: "tirrenica", "jonica" e "centro". In quest'ultimo caso, il rione Archi, assume un ruolo centrale e la sua influenza si estende nel tratto di territorio compreso tra Scilla e Melito Porto Salvo.
Nel mantenimento della pax mafiosa importante viene considerato il carisma di Giovanni Tegano, uno dei partecipanti allo storico summit di Montalto del 1969, il quale si e' sempre preoccupato di evitare che le frizioni tra famiglie sfociassero in una nuova guerra di mafia. E dopo la cattura di Tegano, considerato anche il precedente arresto di De Stefano, la reggenza della cosca sarebbe passata nelle mani di Giorgio Benestare, 51 anni, nipote di Tegano e cognato di un altro capo storico degli arcoti, Orazio De Stefano, in carcere da diversi anni.
I destinatari del fermo di polizia giudiziaria, nell'ambito dell'operazione antimafia "Archi", sono Rosario Arico', 51 anni, Angelo Benestare (49), Giorgio Benestare (51), Giovanni Caccamo (36), Silvio Giuseppe Caccamo (62), Emilio Firriolo (51), Michele Franco (65), Francesco Salvatore Labate (45), Antonio Lavilla (36), Alfredo Polimeni (43), Antonio Polimeni (38), Paolo Polimeni (51). Ed ancora Giuseppe Rocco Giovanni Rechichi, di 53 anni, uno dei tre soci privati della societa' partecipata "Multiservizi S.p.A.; Gioacchino Riedo (43), Alberto Rito (41), Bruno Tegano (62), Giuseppe Tegano (66), Pasquale Utano ( (61), Carmelo Vazzana (35): tutti finiti in carcere. Sono irreperibili, invece, Roberto Franco (51), Pietro Labate (60), Luigi Molinetti (47), Vincenzino Zappia (42). L'accusa formulata, sia per i presunti affiliarti ai Tegano sia a quelli alla consorteria Labate, e' di associazione a delinquere di tipo mafioso.