Operazione Gramigna. I Casamonica, lo spaccio romano e la droga comprata in Calabria

Calabria Cronaca

Lo spaccio nella zona a sud est di Roma era in mano all’ormai noto clan dei Casamonica. E la droga, soprattutto la cocaina, che inondava il mercato arrivava dalla Calabria.

A fornirla sarebbe stato un uomo di San Luca, ritenuto affiliato ad una nota famiglia mafiosa della locride e che avrebbe rappresentato uno dei canali di rifornimento utilizzati dal clan romano di Porta Furba.

È quanto emerge dall’indagine denominata “Gramigna” che stamani ha inferto un durissimo colpo ai Casamonica. 31 le misure cautelari eseguire dai carabinieri della Capitale, coordinati dalla Dda locale che hanno fatto scattare le manette in particolare per il presunto capo del clan della zona Appia-Tuscolana, Giuseppe Casamonica, uscito dal carcere da poco dopo aver scontato 10 anni di reclusione (LEGGI).

Tra gli arrestati anche appartenenti ai cugini Spada, alcuni dei quali vivono nello stesso vicolo, fra cui il noto pugile, ex campione italiano, Domenico Spada, detto “Vulcano”.

Contestualmente i militari hanno sequestrato diversi beni, come una palestra a Marino riconducibile allo stesso “Vulcano”, ma anche un ristorante alle spalle del Pantheon, un centro estetico ed una discoteca a Testaccio, oltre a numerosi conti correnti ed autovetture.

Nello stesso contesto si stanno sequestrando diversi alloggi popolari tra Roma e provincia, attualmente occupati irregolarmente da alcuni degli indagati. Uno di questi, da oltre 10 anni, sarebbe stato “usurpato” con la violenza e la minaccia armata al legittimo possessore, oggi ultrasettantenne e costretto addirittura a vivere per strada.

Insieme al personale dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, si sta procedendo alla formale immissione in possesso di altri quattro immobili, già confiscati in via definitiva e tuttora occupati da alcuni destinatari delle misure di oggi.

Durante le perquisizioni, poi, ritrovati e cautelati vari conti correnti, circa 50 mila euro in contanti, 20 autovetture, decine di orologi di lusso e numerosi appunti manoscritti utili alle indagini.

DAL FUNERALE DI ZIO VITTORIO AL BLITZ DI OGGI

L’indagine che ha portato oggi al maxi blitz - condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma - sono partite nell’estate del 2015, ancor prima degli sfarzosi e noti funerali di “Zio Vittorio”.

Gli inquirenti avrebbero documentato l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona, strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una loro autonomia decisionale, operativa ed economica e dediti a vari reati, tra i quali lo spaccio di stupefacenti, l’usura, le estorsioni ed altro.

Nel corso delle attività, che si sono basate anche su una ricostruzione storica dei procedimenti penali che negli anni hanno riguardato a vario titolo alcuni componenti del nucleo familiare, documentandone anche i legami nel tempo con altre organizzazioni criminali di stampo mafioso insediatesi nel territorio capitolino, sarebbe emerso come il “clan Casamonica” si avvalga tuttora di una forza numerica che, unita alla totale chiusura verso l’esterno, alla disponibilità di armi ed all’utilizzo di “una lingua difficilmente decifrabile”, conferisce forza al gruppo, permettendo ad ogni singolo appartenente di “avere atteggiamenti di prevaricazione e minacciosi nei confronti dell’esterno”, usando anche “la forza intimidatrice oramai insita nel nome Casamonica”.

LE VITTIME USURATE “LEGATE A VITA” AL CLAN

Grazie anche alle dichiarazioni di un testimone e di un collaboratore di giustizia “intranei” al sodalizio, si sarebbe poi documentata una fiorente attività di spaccio nella zona sud-est della Capitale, con canali di approvvigionamento anche dalla Calabria, come dicevamo, oltre che numerosi episodi di estorsione ed usura ai danni di commercianti ed imprenditori del posto e non, che a loro si sarebbero rivolti nel tempo per prestiti di somme di denaro, anche consistenti, stabilendo di fatto con i creditori “un legame a vita”.

Si sarebbe accertato, infatti, che le vittime, una volta ricevuto un prestito dai Casamonica, non riuscissero praticamente più a sottrarsi alle richieste di denaro da parte degli indagati, che sarebbero continuate anche a distanza di anni e che, ad un certo punto, avrebbero assunto una matrice “estorsiva”, in quanto oggettivamente prive di ogni giustificazione “fondandosi esclusivamente sulla forza di intimidazione del gruppo”.

Gruppo così temuto che spesso non avrebbe neanche avuto bisogno di ricorrere alle minacce esplicite. Tra le vittime vi sono anche personaggi noti del mondo dello spettacolo.

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L’operazione è scattata all’alba di oggi: circa 250 i militari impegnati tra quelli del Comando Provinciale di Roma, unità cinofile, un elicottero dell’Arma e personale dell’8° Reggimento “Lazio”.

La vasta operazione ha interessato non solo la Capitale ma anche le città calabresi di Reggio Calabria e Cosenza dove sono state eseguire le 31 misure cautelari in carcere emesse dal Gip del Tribunale capitolino su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. A diversi arrestati - tra cui vi sono anche undici donne - viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso e l’aver costituito un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altro.