‘Ndrangheta, confiscati i beni al boss del Lazio. Sigilli a società, mezzi e quote
Immobili, veicoli e quote societarie: il tutto per un valore complessivo di circa 2,8 milioni di euro. Questo il complesso delle “ricchezze” confiscate a Carmelo Giovanni Tripodo, ritenuto a capo dell’omonima 'ndrina che opera nel basso Lazio.
Il destinatario del provvedimento è di origini calabresi ma dimorante da tempo nel Lazio, dove, secondo gli inquirenti, sarebbe al vertice di un agguerrito sodalizio criminale di stampo mafioso.
La ‘ndrina, come risulterebbe da indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, gestirebbe e controllerebbe illecitamente attività economiche e commerciali, condizionando il rilascio di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.
Per questo motivo la Corte di Appello di Roma, nel 2013, ha confermato la condanna del presunto boss per associazione a delinquere di stampo mafioso e reati in materia di stupefacenti, oltre che per alcuni fatti di abuso d'ufficio in concorso con un amministratore pubblico e intestazione fittizia di beni.
A seguito dei controlli effettuati, i finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, hanno accertato una presunta sperequazione tra gli esigui redditi dichiarati da Tripodo e dai membri del suo nucleo familiare e il patrimonio, costituito da società e immobili - in parte intestati a soggetti ritenuti come dei “compiacenti prestanome” - accumulato nel tempo, si presume grazie al reimpiego dei profitti derivanti dalle attività illecite.
Il provvedimento di confisca in corso di esecuzione, che fa seguito al sequestro operato nel mese di marzo del 2017 (LEGGI), ha coinvolto il patrimonio aziendale e i beni di tre società, operanti nei settori delle pulizie e del trasporto merci per conto terzi; 15 immobili residenziali e commerciali nonché nove terreni siti a Fondi (Latina) e 13 automezzi.