Devono riscuotere un debito: due professioni si rivolgono alla ‘ndrangheta

Calabria Cronaca

Devono riscuotere un debito: due professioni si rivolgono alla ‘ndrangheta. Avrebbero fatto ricorso alla ‘ndrangheta per riscuotere un credito. È successo questa mattina a Milano, dove il centro operativo della Dia, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari nei confronti di cinque persone accusato del reato di estorsione, aggravata dal metodo mafioso.

A fare ricorso alla criminalità calabrese sarebbero stati due professionisti che hanno denunciato delle violenze ed estorsioni a carico dei cinque arrestati.

I destinatari delle ordinanze sono infatti accusati di un violento pestaggio avvenuto all'inizio del 2017 ai danni di un imprenditore locale, con lo scopo di estorcergli un'ingente somma di denaro.

L’ordinanza ha così colpito Paola Galliani 49enne, Giuseppe Morabito, 49enne, Enrico Verità, 57enne, Massimo Emiliano Ferraro, 42enne, e Federico Ciliberto, 24enne, per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafiosa.

L’attività di questa mattina è la prosecuzione delle operazioni “Linfa” e “Kerina 2” che, nei mesi scorsi, hanno portato al sequestro di oltre 150 chili di droga e all’arresto di 17 persone, principalmente di origini calabresi, per associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti.

Lo scorso 27 gennaio è stato, inoltre, arrestato Edoardo Novella, figlio di Carmelo, già presunto reggente della struttura di ‘ndrangheta denominata “Lombardia”, ucciso in un agguato il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona. Edoardo Novella rivestiva nell’organizzazione indagata un ruolo di rilievo, in quanto aveva messo a disposizione, per il traffico di droga, i locali di una società a lui riconducibile.

I destinatari delle ordinanze eseguite questa mattina – tre dei quali (Giuseppe Morabito, Massimo Emiliano Ferraro e Federico Ciliberto) già condannati in primo grado per associazione finalizzata al narcotraffico, sono stati ritenuti colpevoli di un violento pestaggio avvenuto all’inizio del 2017 e consumato ai danni di un imprenditore locale.

L’attività investigativa della Dia di Milano ha, infatti, consentito di dimostrare che i due “colletti bianchi”, al fine di riscuotere un credito, hanno chiesto ed ottenuto l’intervento di soggetti vicini alla ‘ndrangheta, in particolare, riconducibili alle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno. Gli stessi professionisti hanno attirato la vittima nello studio con una scusa e lì è scattato l’agguato. Gli indagati lo hanno circondato, minacciato e ripetutamente percosso, con lo scopo di estorcergli il pagamento dell’ingente somma di denaro.

(ultimo aggiornamento 13:24)