Omicidio a Piscopio, si indaga sulla vita privata vittima

Vibo Valentia Cronaca

Continuano a ritmo serrato le indagini della Procura di Vibo Valentia e dei Carabinieri per far luce sull'omicidio di Massimo Ripepi, 42 anni, avvenuto ieri, alle 13 circa, a Piscopio, frazione di Vibo Valentia (LEGGI QUI).

Una persona armata è entrata nel circolo ricreativo San Michele di via Roma ed ha iniziato a sparare, la vittima, ha cercato di scappare ma, sulla strada, è stato colpito mortalmente alla schiena.

La Procura ha ordinato l'esame autoptico, integrato dagli esami balistici al fine di avere un quadro il più chiaro possibile sulla dinamica del fatto di sangue. L'omicidio resta di competenza della Procura ordinaria, segno che non è maturato in un contesto mafioso, ma in ambiti estranei alla criminalità organizzata.

Nella giornata di ieri sono stati ascoltati i testimoni del delitto e anche i familiari della vittima, visionate anche le telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. Pare che il killer sia fuggito a bordo di un’auto verso la provinciale che conduce allo svincolo autostradale. Non è escluso che il sicario possa aver agito con l’ausilio di qualche complice.

Gli inquirenti scavano nella vita privata della vittima, dedita al gioco d'azzardo e già nota alle forze dell’ordine per piccoli precedenti, per arrivare a chiudere il cerchio su un omicidio che ha registrato un grave antefatto lo scorso anno.

Nel giugno del 2017, infatti, a sparare contro Massimo Ripepi era stato il figlio sedicenne (LEGGI QUI) che, messo alle strette dai carabinieri, aveva confessato di aver aperto il fuoco contro il padre poiché stanco dei maltrattamenti subiti.

Ripepi era separato dalla moglie, madre del minorenne che aveva sparato. Gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi, neanche un collegamento fra i due fatti di sangue. Il ragazzo, che aveva confessato precisando di avere reagito così ai maltrattamenti del padre nei confronti della madre, si trova attualmente ristretto in un carcere minorile.

Massimo Ripepi in passato aveva lavorato assieme ad un parente nel settore della distribuzione dei videopoker ma attualmente era disoccupato. L’uomo non avrebbe legami con la criminalità organizzata e, nel suo passato, ci sarebbe solo qualche precedente di polizia senza particolare rilevanza. Gli inquirenti non escludono alcuna pista ma, quella nell’ambito del gioco d’azzardo pare essere la privilegiata.