Omicidio Ripepi. Fermo non convalidato ma Carnovale resta in carcere, nipote ai domiciliari
Giuseppe Carnovale (48 anni) resta in carcere mentre Michele Ripepi (18) va ai domiciliari. Così ha deciso il Gip Graziamaria Monaco che non ha convalidato il fermo per entrambi, il primo cognato ed il secondo figlio maggiorenne di Massimo Ripepi, il 42enne ammazzato a Piscopio domenica scorsa (LEGGI).
Secondo gli inquirenti, che hanno fermato zio e nipote mercoledì (LEGGI), sarebbe stato proprio Carnovale ad esplodere i colpi mortali all’indirizzo della vittima, così come avrebbe confessato lo stesso 48enne durante l’interrogatorio.
Il Giudice per le indagini preliminari per lui ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove è già ristretto da mercoledì notte dopo essersi consegnato ai carabinieri accompagnato dal suo legale di fiducia, Adele Manno.
Quanto al figlio 18enne di Ripepi, Michele, il magistrati ha riqualificato il reato in favoreggiamento personale: secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbe aiutato lo zio a nascondersi dopo l’agguato.
Durante l’udienza di convalida, lo stesso presunto assassino aveva ammesso infatti di aver sparato lui ma di non avere avuto l’intenzione di uccidere l’ex cognato.
Carnovale dovrà ora rispondere del reato di omicidio aggravato dalla premeditazione. In base alle indagini sarebbe giunto a Piscopio con la sua auto; l’omicidio avrebbe avuto però due fasi ovvero dapprima in un circolo ricreativo dove Ripepi stava giocando a carte e dopo per strada dove avrebbe cercato una via di fuga prima di morire.
Sul luogo dell’assassinio sono stati trovati nove bossoli compatibili con una pistola 7,65 di cui tre quelli che avrebbero colpito mortalmente il 42enne, due l’avrebbero attinto alle gambe ed uno alla schiena.
Un particolare, questo della ricostruzione dell’agguato, che secondo il legale di Carnovale proverebbe che non ci sarebbe stata la volontà di ammazzare la vittima.
Quanto all’arma utilizzata la stessa non è stata ancora trovata e il commerciante di Piscopio l’avrebbe acquistata -secondo il suo racconto - da un marocchino.
Il figlio della vittima è comparso anch’egli davanti dal Gip ma si è avvalso della facoltà di non rispondere perché non ancora a conoscenza degli atti che lo riguardano e che lo chiamano in causa nell’omicidio.