‘Ndrangheta. Maxi confisca ad imprenditore reggino, sigilli a mega-supermercati
Cinque aziende - quattro delle quali società di capitali ed una ditta individuale - attive nel settore della vendita al minuto e all’ingrosso di prodotti alimentari ed ortofrutticoli, di giocattoli e casalinghi oltre che della ristorazione.
È il patrimonio, di un valore che supera i 25 milioni di euro, confiscato stamani all’imprenditore reggino Michele Serra, 51 anni che si è visto sottrarre, in particolare, quattro supermercati di dimensioni rilevanti, a marchio “Center Stock” e “Cash &Carry”, ma anche dei magazzini per oltre 3 mila metri quadrati di estensione; sette immobili aziendali e personali e disponibilità finanziarie.
L’imprenditore è stato inoltre sottoposto alla sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora per la durata di 3 anni.
La confisca è stata eseguita stamani dalla Direzione Investigativa Antimafia del capoluogo dello strutto. La misura è stata emessa dalla Sezione Misure di Prevenzione del tribunale locale, su proposta del Direttore della DIA, e sotto il coordinamento della Dda, diretta da Giovanni Bombardieri.
Serra, imprenditore molto noto proprio nel settore del commercio di casalinghi ed alimentari, nel maggio del 2016, è stato coinvolto nell’operazione “Fata Morgana” (LEGGI), nell’ambito della quale gli è stata contestata l’intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di agevolare gli interessi nella grande e media distribuzione alimentare della cosca reggina dei “Tegano”; reato dal quale, nel marzo 2018, è stato assolto.
L’operazione di due anni fa ha portato al fermo nei confronti di sette professionisti ed imprenditori ritenuti collusi con la ‘ndrangheta e al sequestro di varie aziende.
Nel marzo del 2017, le indagini eseguite dalla Direzione Investigativa Antimafia sul suo intero patrimonio hanno portato al sequestro di beni aziendali e personali dell’imprenditore (LEGGI) e la confisca di oggi ne definisce “pericolosità sociale qualificata”; secondo gli investigatori avrebbe una “contiguità” con soggetti di primissimo piano sia della ‘ndrangheta reggina che di quella “generica”.
In particolare, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale ha tenuto conto delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, Enrico De Rosa, e di una testimone di giustizia, Brunella Latella, che hanno fatto riferimento ad una presunta “stretta vicinanza” di Serra con la cosca della zona sud reggina dei “Labate”.
Inoltre, malgrado la recente assoluzione dal reato di intestazione fittizia nell’ambito dell’operazione Fata Morgana, i magistrati hanno ritenuto che i dati emergenti da quel procedimento “… siano ulteriormente emblematici, per le caratteristiche dei fatti, della personalità del Serra imprenditore - scrivono gli inquirenti - quale soggetto capace di muoversi con abilità e spregiudicatezza nell’ambito della dimensione affaristico-mafiosa…”