Prefetto Catanzaro punta su giovani, “qui c’è voglia di fare”
Scommette sui giovani, rilancia sui temi della sicurezza, ma chiede maggiore collaborazione da parte dei cittadini. Il nuovo prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, si e' insediato in città alla fine di dicembre e in questi giorni ha voluto incontrare tutte le istituzioni, le categorie e le associazioni del territorio, prima di presentarsi ufficialmente, questa mattina, alla stampa. Una scelta precisa, per avere chiare le situazioni del comprensorio in cui si e' insediato. E quando stamani si e' presentato ai giornalisti, Reppucci ha delineato tutti gli aspetti di Catanzaro e provincia, dalla questione sicurezza e le sue specificità, alle problematiche degli enti locali. "Per quanto riguarda le dinamiche di ordine pubblico - ha esordito il prefetto - qualche preoccupazione emerge sulle aree del Soveratese e del Lametino, dove sono presenti famiglie storiche ma anche nuovi aggregati. La criminalità a Catanzaro e' di due filoni: una tribale, patriarcale, primitiva e arrogante, l'altra e' quella dei colletti bianchi che cercano di inserirsi nell'economia. Devo dire, però, che ho notato tante positività, tanti giovani, molte associazioni che hanno voglia di fare". La riflessione sulla sicurezza, dunque, parte per il prefetto da queste basi, puntando poi sulle specificità. Come la questione rom, che riguarda non solo il capoluogo di regione. "Ormai si tratta di stanziali - ha evidenziato Reppucci - italiani a tutti gli effetti, quindi dobbiamo trattarli da cittadini italiani. Quelli che sono 'delinquenti istituzionalizzati' devono sentire il fiato sul collo, devono capire che devono lavorare, ogni giorno ci saranno controlli e operazioni perché non devono respirare. Non e' un problema di razzismo - ha spiegato il nuovo responsabile dell'Ufficio territoriale di Governo - ma i cittadini reclamano legalità". Un argomento che e' stato gaia affrontato nella prima seduta del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, durante il quale Reppucci e' stato chiaro con i vertici delle forze dell'ordine: "Sono cittadini italiani e devono rispettare le regole, dobbiamo fargli capire che se uno sbaglia va in galera". Rispetto agli ultimi avvenimenti di Lamezia Terme e ai problemi legati al racket, il prefetto ha registrato un territorio presidiato, ma anche "un morale alto anche da parte di chi ha subito intimidazioni, hanno sentito la vicinanza dello Stato e sono stato favorevolmente impressionato da questa svolta psicologica". Dopo l'intimidazione a un ristorante in pieno centro, l'appello forte e deciso e' alla popolazione: "Qualcuno ha visto, i cittadini non si devono esporre, ma possono collaborare in mille modi, anche in maniera anonima, anche direttamente da me". Ed e' la collaborazione uno dei tasselli cardine dell'attività' del neo prefetto: "Il mio compito e' quello di un'attività' di stimolo e coordinamento per superare la cortina di omertà. Il problema della criminalità e' un problema di tutti. La società - ha dichiarato Reppucci - deve avere una reazione forte e partecipata; svegliamoci e aumentiamo gli anticorpi sociali". Un messaggio di compartecipazione rivolto anche alle istituzioni locali: "Voglio essere il papà di ottanta sindaci, quanti sono i comuni. A Cosenza ho visitato tutti i comuni in meno di dodici mesi; certo e' una fatica, ma nel fare il giro rappresento lo Stato e nessuno può dire che lo Stato non c'e'". Anche sulle criticità registrate dal suo arrivo, Reppucci ha voluto tranquillizzare gli enti locali: "C'e' paura del federalismo - ha detto - e si tratta di una preoccupazione dominante per le ripercussioni che si potranno avere sui servizi. Io dico che occorreva una responsabilizzazione, ora tutto si giocherà sulla solidarietà, ma là deve giocarsela la politica con amministratori più responsabili". Spazio anche al tema dei rifiuti, settore nel quale il neo prefetto di Catanzaro ha maturato una certa esperienza collaborando a Napoli con De Gennaro e Bertolaso. "Sui termovalorizzatori c'e' molta ignoranza - ammonisce il rappresentante dello Stato - anche a livello istituzionale. I rifiuti da cibo non possono portare tumori e non si possono sentire sindaci, come mi e' capitato in passato, che parlano di questo con troppa superficialità. Sul tema dei rifiuti dobbiamo correre e decidere".