Processo Stige: Cgil si costituisce parte civile per difendere i diritti dei lavoratori
“Con soddisfazione abbiamo visto confermare ancora una volta il diritto della Cgil a costituirsi parte civile nei processi per i fenomeni di criminalità organizzata che attaccano il mondo del lavoro e che, inevitabilmente, comprimono i diritti fondamentali di tutti lavoratori e di interi territory”.
Lo dichiara la Cgil a margine dell’udienza di venerdì scorso, che si è svolta presso l'Aula Bunker del Palazzo di Giustizia di Catanzaro, e nella quale il Giudice per l’Udienza Preliminare ha deciso sulla partecipazione delle parti civili al processo “Stige” che coinvolge 188 imputati e la cosca ndranghetista “Farao-Marincola”, operante principalmente nel crotonese, ma con diramazioni ed interessi nella Provincia di Parma e in Germania.
“Sempre più spesso, infatti – spiega il sindacato - la criminalità organizzata ‘ndranghetista si finanzia, e nel contempo reinveste e ricicla i proventi, attraverso attività imprenditoriali anche apparentemente lecite, così distorcendo le regole del mercato del lavoro a tutto svantaggio dei lavoratori che vedono fortemente limitata quantomeno la loro libertà di agire, anche sindacale. Le continue infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico-produttivo determinano inoltre la sostanziale demolizione dell’insieme delle regole che governano le garanzie dei lavoratori faticosamente conquistate nel solco dei principi dettati dalla Carta Costituzionale”.
“Per questi motivi la Cgil intende reagire e contrastare questi fenomeni con ogni mezzo a disposizione, anche quello processuale ed insieme alla Cgil dell’Emilia Romagna e la Cgil nel suo complesso continueranno così nel processo “Stige” la loro quotidiana azione di tutela dei lavoratori e contrasto alle mafie”- sostiene ancora la sigla.
“Un risultato molto importante, - chiosa - che si aggiunge ai rilevantissimi esiti conseguiti dalle Organizzazioni sindacali nell'ambito dei procedimenti giudiziari di “Aemilia”, con la sentenza della Corte di Cassazione sui riti abbreviati e con la sentenza di primo grado del Tribunale di Reggio Emilia dei giorni scorsi”.