Procedimento “Stige”: aula Bunker inadeguata, stato di agitazione Consiglio Direttivo di Catanzaro
Il Consiglio Direttivo della Camera Penale “A. Cantafora” di Catanzaro, dopo essersi riunito nella giornata di ieri per discutere sulle segnalazioni prevenute all’esito della celebrazione dell’udienza preliminare del procedimento “Stige”, ha deliberato lo stato di agitazione dei suoi iscritti.
“Il processo penale – si legge nella nota a firma del Consiglio Direttivo presieduto dall’avv. Massimo Ermenegildo Scuteri - è il modo d'attuazione principale della tutela dei diritti sanciti dal diritto penale”.
“All’interno di esso – aggiunge - sono garantiti all’imputato una serie di diritti anche di rango costituzionale, avendo il processo lo scopo di accertare la sua eventuale responsabilità in relazione a fatti di rilievo penale”.
Per il Consiglio, dunque, l’imputato è per questa ragione “il protagonista principale del processo penale. Per far sì che un processo si svolga con le garanzie del sistema accusatorio si deve dare la possibilità all’imputato di “stare in giudizio”, ossia di partecipare al processo in maniera consapevole, con il patrocinio di un difensore”.
Secondo Scuteri, pertanto, la partecipazione dell’imputato all’udienza è necessaria “non solo perché in questo modo egli ha pronta contezza dell’attività giudiziaria che lo riguarda, ma anche perché egli, in qualunque momento, può rendere dichiarazioni spontanee ritenute utili in ordine ai fatti di causa. Tali diritti devono essere garantiti anche all’imputato sottoposto a misura cautelare ed a quello nei cui confronti è stata disposta la partecipazione a distanza per il tramite della videoconferenza”.
“Ebbene, il rispetto di tali guarentigie – evidenzia il Consiglio Direttivo - non è stato assicurato ai 188 imputati del processo Stige. Tale deprecabile evenienza è derivata dalla assoluta inadeguatezza dell’aula Bunker di Catanzaro, ovvero dell’aula individuata per la celebrazione del processo”.
Gli imputati presenti in aula – spiega ancora il presidente - erano, infatti, ammassati all’interno delle quattro gabbie disponibili nella predetta aula senza spazio sufficiente, e, pertanto sono stati costretti a partecipare in condizioni disumane. Sorte peggiore è capitata forse a quelli nei confronti dei quali la partecipazione è stata disposta per il tramite della videoconferenza”.
A questo proposito la Camera Penale stigmatizza sdegnata quella che definisce come una “mortificante situazione” in cui il collegio difensivo, rappresentato da oltre cento difensori si è trovato ad operare nel corso dell’udienza preliminare del 26 ottobre.
“Ancor prima che la violazione dei diritti di difesa e di rappresentanza – sbotta il Consiglio - si censura, infatti, la lesione della dignità del ruolo dell’avvocato, visto che, da una parte, molti avvocati sono stati addirittura costretti a partecipare alle quasi otto ore di udienza senza neppure poter trovare posto su di una sedia e, dall’altra, perché gli è stato impedito, atteso il numero di persone presenti (Imputati, difensori, persone offese, polizia penitenziaria) nonché alla luce della mancanza di adeguati mezzi di comunicazione (microfoni e telefoni), di poter prestare il loro patrocinio in maniera adeguata con evidenti riflessi sul diritto di difesa”.
“I difensori che quotidianamente operano in questo distretto di Corte di Appello – aggiunge - sono ben consapevoli delle difficoltà esistenti e della atavica carenza di risorse. Eppure, nonostante le enormi difficoltà incontrate nell’ordinaria celebrazione dei processi dinanzi all’autorità giudiziaria di ogni ordine e grado, hanno, negli anni, contribuito e contribuiscono, con il loro sostegno e la loro indefessa perseveranza a mitigare tali carenze. Pur tuttavia, tale situazione ha raggiunto e superato i limiti di ogni possibile tolleranza!”
Quanto successo nel procedimento Stige, per il Consiglio della Camera Penale rappresenta “un allarmante campanello di allarme sulla insostenibilità della situazione e sul rischio che l’incancrenimento della stessa rappresenti la morte dei diritti degli imputati e la mortificazione definitiva dell’esercizio della professione”.
“Tale amara considerazione – aggiunge - è frutto anche della presa d’atto che quanto verificatosi poteva e doveva essere evitato, affrontando per tempo la situazione che inevitabilmente si sarebbe venuta a creare. Già all’indomani degli arresti operati nell’ambito del procedimento Stige era chiara la possibilità che si sarebbe arrivati alla celebrazione dell’udienza preliminare per un numero cospicuo di indagati. Ed altrettanto chiaramente si conosceva la mancanza di una struttura idonea alla celebrazione del processo”.
“Allo stato attuale, invece, vista la evidente necessità di procedere alla celere definizione dell’udienza preliminare, conseguenza della imminente scadenza dei termini di custodia cautelare cosiddetti di fase, ogni possibile soluzione si palesa assolutamente inadeguata alla risoluzione delle segnalate problematiche e sicuramente non idonea a ristabilire il rispetto dei diritti degli imputati”.
Per tutte le ragioni indicate il Consiglio Direttivo della Camera Penale ha pertanto deliberato lo stato di agitazione dei suoi iscritti auspicando che sulle criticità esposte l’autorità giudiziaria intervenga “in maniera decisa, al fine di scongiurare il ripetersi di situazioni similari”.