Sentenza Stige: risarcimento in arrivo per la Cgil Calabria
“In relazione alla sentenza emessa ieri a carico degli indagati nell'inchiesta Stige, condotta dalla Procura di Catanzaro, che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, la Cgil, con tutte le sue articolazioni coinvolte, esprime piena e grande soddisfazione. Innanzitutto perché l'impianto accusatorio, costruito dalla Procura nell'ambito dell'inchiesta che all'alba del 9 gennaio del 2018 fece scattare un imponente blitz decimando la potente cosca dei Farao-Marincola di Cirò Marina, viene sostanzialmente confermato”.
“Quell'impianto – afferma la sigla - ha messo in evidenza una trama 'ndranghetista che, operante principalmente nel crotonese, diramava la sua peculiare attività criminale nelle regioni italiane del nord, in Emilia Romagna, in particolare nel territorio parmense, e anche in Europa. Una trama che ha coinvolto amministratori e imprenditori, devastando il tessuto economico, produttivo e sociale dei territori coinvolti e colpendo lavoratori che hanno visto fortemente lesi i loro diritti e compromesse le loro libertà a partire da quelle sindacali”.
Per tutte queste ragioni la Cgil Nazionale, la Cgil Calabria, la Cgil Emilia Romagna, la Fiom-Cgil Parma, nel solco di una prassi ormai consolidata, hanno deciso a suo tempo di costituirsi parte civile nel processo.
“Oggi la sentenza riafferma pienamente le nostre buone ragioni riconoscendo un risarcimento del danno cagionato, quantificato in 50 mila euro, alle strutture della Cgil Calabria e della Cgil Emilia Romagna. Diciamo fin da ora che, se la sentenza verrà confermata negli eventuali gradi di giudizio successivi, utilizzeremo quelle risorse per rafforzare il nostro impegno di contrasto al fenomeno mafioso”.
“Siamo consapevoli che la lotta alle organizzazioni criminali sarà ancora lunga e che l'attività di contrasto al costante tentativo di infiltrare l'economia deve continuare ad essere una nostra priorità. La Cgil seguiterà perciò ad essere parte attiva di questa lotta, - conclude - perché tutelare il lavoro vuole dire anche contrastare tutte le forme di illegalità e di sfruttamento. Vogliamo infine ringraziare tutti coloro che in questa scelta ci hanno sostenuto e accompagnato a partire dai nostri legali. Il risultato della sentenza ci incoraggia ulteriormente a proseguire su questa strada di legalità, cercando di unire sempre le nostre forze con quelle delle istituzioni, della magistratura e delle forze dell'ordine che operano per contrastare questo vero e proprio cappio al collo rappresentato dalle mafie che impedisce al paese di progettare il proprio futuro”.