Autobomba a Limbadi, annullata con rinvio l’ordinanza per Lucia Di Grillo
È uno degli indagati nell’inchiesta sull’attentato dinamitardo di Limbadi che è costato la vita nell’aprile del 2018 a Matteo Vinci.
Nonostante tutto la prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza emessa dal gip e confermata successivamente dal Tribunale del Riesame nei confronti di Lucia Di Grillo, di 30 anni.
La donna è accusata in concorso con i genitori Domenico Di Grillo e Rosaria Mancuso e con il marito Vito Barbara di omicidio aggravato dalle modalità mafiose e tentato omicidio.
Nei suoi confronti era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere confermata da Tribunale del Riesame.
La Suprema corte ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato Giovanni Vecchio. Ordinanza annullata e rinvio al Tribunale del Riesame per un nuovo giudizio.
Torna dunque in discussione la posizione della trentenne accusata di aver avuto un ruolo di primo piano nella vicenda che portò all’attentato dinamitardo contro i Vinci.
L’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro portò all’operazione denominata “Demetra”, che nello scorso mese di giugno fece luce sull’autobomba di Limbadi provocò la morte di Matteo Vinci e il ferimento del padre Francesco.
Gli indagati sono tutti di Limbadi e si trovano in carcere dal 29 giugno scorso su ordinanza del gip del Tribunale del capoluogo.
L’autobomba, secondo gli inquirenti, sarebbe stata la risposta ad alcuni componenti da parte del clan Mancuso (Rosaria è sorella dei boss Giuseppe, Diego, Francesco e Pantaleone Mancuso) alla mancata cessione di alcuni terreni agricoli da parte dei Vinci.
Il Tribunale del Riesame aveva confermato il carcere per quattro delle sei persone fermate dai carabinieri. Si tratta di Vito Barbara, Domenico Di Grillo, Lucia Di Grillo e Rosaria Mancuso.
La posizione dei quattro era quella più pesante in quanto rispondevano di aver pianificato e messo in atto l’attentato dinamitardo ma anche di un secondo tentato omicidio ai danni di Francesco Vinci (pestato brutalmente nell’ottobre del 2017).