Far West a fondo Gesù: una pioggia di fuoco per vendicare una spedizione punitiva
Sono arrivati con un’auto, un’alfa Romeo. Uno di loro, il passeggero, è sceso repentinamente e fucile in pugno ha iniziato a sparare.
Una pioggia di fuoco che ha investito auto, attività commerciali e che per mera fortuna non ha lasciato vittime sulla strada.
Soprattutto a quell’ora, intorno all’una e mezza del pomeriggio, affollata di pendolari in attesa di un bus che li riporti a casa dopo una giornata in città: chi per lavoro, chi per studio.
Qualcuno capisce di essere l’obiettivo; si nasconde dietro le saracinesche, fugge dal retro del negozio, mentre il commando, composto certamente da due persone, dopo aver attinto una Fiat Panda davanti al negozio “La boutique della frutta”, frettolosamente abbandona la scena del crimine, lasciando però a terra vetri in frantumi dell’auto.
Un elemento che gli investigatori della mobile crotonese non potranno non notare una volta arrivati su via Di Vittorio, quartiere fondo Gesù, insieme ai diversi bossoli sull’asfalto: di una pistola calibro 9x21 e di un fucile a pallettoni calibro 12 (queste le armi che hanno tuonato nella zona).
Stiamo parlando ovviamente della sparatoria in pieno giorno del 9 gennaio scorso (LEGGI) e che oggi segna una svolta investigativa con l’arresto dei due presunti responsabili dell’azione (LEGGI).
Si tratta in particolare di un pregiudicato, Mario Cimino di 36 anni - il cui zio Sebastiano, detto “Sebino” e noto capo ultrà crotonese sarebbe stato uno degli obiettivi del sicario insieme allo stesso nipote - che deve rispondere ora di violazione della legge sulle armi.
Il secondo arrestato è invece un 31enne, Ferdinando La Forgia, personaggio anch’egli già noto alle forze dell’ordine, accusato di tentato omicidio.
IL MOVENTE E IL “CONTESTO COMPLESSO”
Fondamentali per le indagini si sono rivelati i fotogrammi degli impianti di videosorveglianza privati nella zona e che hanno ripreso le fasi della sparatoria e consentito agli investigatori di risalire all’auto utilizzata oltre che fornirgli degli assunti per comprendere anche il possibile movente dell’azione.
Immagini che fotograferebbero infatti un precedente tentativo di spedizione punitiva, con tanto di bastoni in mano, da parte del presunto obiettivo dell’agguato che, a questo punto, potrebbe essere stato architettato proprio come contro risposta, per vendetta da parte dello sparatore.
Ma questa, come dicevamo, è una delle tesi al vaglio della mobile ed ancora tutta da confermare. Una sola la certezza, almeno stando alle parole degli inquirenti: quella cioè che dietro l’agguato si possa nascondere qualcosa di più “interessante”, un “contesto più ampio e più complesso” com’è stato definito sommariamente, che potrebbe non escludere un possibile collegamento a dinamiche della criminalità organizzata.
I dettagli dell’arresto sono stati forniti stamani nel corso di una conferenza dal questore di Crotone Massimo Gambino, dal capo della Squadra Mobile Nicola Lelario e dal suo vice Antonio Concas.