Omicidio Fiorillo, chiuso il cerchio: arrestati altri due giovani

Vibo Valentia Cronaca
Michele D’Angelo e Saverio Ramondino

Altre due persone sono finite in carcere con l’accusa di essere coinvolti nell’assassino di Francesco Fiorillo, il 45enne crivellato con sette colpi di pistola in Contrada Suriani, Frazione Longobardi di Vibo Valentia, la sera del 15 dicembre del 2015 (LEGGI).

Ad eseguire l’arresto - nell’ambito dell’operazione denominata Match Point - è stata la Squadra Mobile del capoluogo calabrese, dopo gli sviluppi delle indagini sull’omicidio condotte insieme allo Sco, il Servizio Centrale Operativo della Polizia, sotto il coordinamento della Procura locale.

Gli investigatori ritengono dunque di aver oggi chiuso il cerchio sulla tragica morte di Fiorillo, fermando stamani i due giovani - Michele D’Angelo (29 anni) e Saverio Ramondino (27), entrambi di Vibo Valentia - cui si è arrivati dopo delle altre e approfondite indagini svolte sia con tecniche tradizionali che anche con i moderni metodi scientifico-forensi, che avrebbero consentito di acquisire degli importanti elementi di responsabilità a carico di entrambe i ragazzi.

Già nel marzo dello scorso era stato arrestato uno dei presunti responsabili, il 26enne Antonio Zuliani (LEGGI), incastrato, secondo gli inquirenti, delle tracce di Dna presenti su un paio di guanti in lattice ritrovati allora sulla scena del crimine, a distanza di una ottantina di metri dalla casa della vittima e lungo la via di fuga che si presume sia stata usata dai killer.

IL PROFILO DEGLI ARRESTATI

È una vecchia conoscenza della polizia Michele D’Angelo: in manette era già stato arrestati nell’ottobre del 2017 nell’ambito di un’inchiesta antidroga su un giro di spaccio tra Vibo e Piscopio (cittadina di cui è originario). In quell’operazione, denominata “Giovani in erba” (LEGGI) portata a termine sempre dalla Mobile, finì ai domiciliari insieme ad altre cinque persone, compreso Antonio Zuliani.

Secondo le indagini i coinvolti quasi quotidianamente avrebbero spacciato droga a giovani acquirenti, in alcuni casi anche dei minorenni.

Saverio Ramondino, fu stato arrestato nell’ambito di un’altra operazione: era il 2012, aveva appena 20 anni e secondo gli investigatori avrebbe fatto parte di una gang responsabile di furti in abitazioni e che si sarebbe ispirata addirittura alla “banda della Magliana” (LEGGI).

In 18, lui compreso, e tutti giovanissimi, quattro dei quali dei minorenni, furono arrestati o sottoposti a misure cautelari. I presunti componenti della banda si riunivano spesso per guardare insieme la serie tv Romanzo Criminale.

Nel 2016 era finito di nuovo ai domiciliari per droga e resistenza a pubblico ufficiale: durante una perquisizione venne trovato con mezzo chilo di marijuana già divisa in dosi e una cospicua somma di denaro. In quell’occasione avrebbe minacciato di morte i poliziotti.

IL PRIMO INDAGATO

Le attività investigative avevano già permesso di arrestare lo scorso mese marzo un altro giovane vibonese, Antonio Zuliani, 26 anni, il cui Dna era stato rinvenuto su un paio di guanti trovati sulla scena del crimine. Le ulteriori investigazioni, svolte grazie a tecniche di indagine tradizionale e a moderni metodi di investigazione scientifico – forense, hanno consentito di acquisire importanti elementi di colpevolezza a carico di due giovani ragazzi. Con i due arresti di stamattina è stato completato il quadro delle responsabilità.

IL DELITTO

Fiorillo venne crivellato con diversi colpi di pistola calibro 7.65 e calibro 9 davanti al cancello di un podere ed il corpo fu trovato disteso sul retro della sua Fiat Uno.

Già dai primi rilievi gli investigatori ritennero che il commando fosse composto da almeno due persone che, nascoste tra la vegetazione circostante, sarebbero uscite allo scoperto e fatto fuoco una volta giunto il 45enne.

IL MOVENTE

Le indagini condotte per ricostruire tanto la dinamica ma soprattutto il movente del suo assassinio, poi, hanno portato gli investigatori a ritenere che Fiorillo possa essere stato ucciso per una vendetta per le sue presunte tendenze pedofile.

Durante le investigazioni sull’omicidio, infatti, grazie anche alle intercettazioni, era stato scoperto un vasto giro di prostituzione minorile a Vibo (LEGGI) che, nel novembre del 2016 - nell’ambito di un’altra operazione, la Settimo Cerchio - avevano portato all’arresto di tre persone: un bulgaro 28enne, un pensionato e un prete, don Felice La Rosa, parroco di Zungri.

Secondo la Procura di Catanzaro, che ha mosso l’accusa nei loro confronti dei tre, il bulgaro in cambio di denaro avrebbe offerto al sacerdote e all’anziano le prestazioni sessuali di un minorenne (LEGGI).

In questo contesto si sarebbero rivelate fondamentali le informazioni ottenute grazie al Gps installato da una società assicurativa sull’auto di uno dei due arrestati che avrebbe così dato l’opportunità agli inquirenti di ricostruire i movimenti della vettura del presunto assassino e dunque di “inchiodarlo”.

(aggiornata alle 11:00)