Collaboratori di giustizia, c’è un nuovo pentito della ‘ndrangheta vibonese
Si allunga l’elenco dei collaboratori di giustizia vibonesi. L’ultimo della serie è Salvatore Stambè, 42 anni, originario di Sant’Angelo di Gerocarne ma da tempo residente in provincia di Asti. È qui che è stato arrestato lo scorso maggio nell’ambito dell’inchiesta denominata “Barbarossa” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino.
Ed è proprio con il pool di magistrati torinesi – rivela nell’edizione odierna il Quotidiano del Sud – che Stambè ha iniziato a collaborare qualche settimana fa iniziando a riempire pagine di verbali utili anche alla Dda di Catanzaro per ricostruire nel dettaglio un omicidio ancora irrisolto, quello di Domenico Stambè, il 57enne fratello di Salvatore, ucciso la mattina del 4 marzo 2017 nel giardino di casa proprio a Sant’Angelo di Gerocarne.
Salvatore Stambè appartiene ad una famiglia non ancora riconosciuta per via giudiziaria come appartenente alla criminalità organizzata. Buona parte dei suoi familiari si sono trasferiti a Castigliole d’Asti e lui stesso si è stabilito in Piemonte definitivamente nel 2011 dove aveva provato a costituire una “Locale” di ‘ndrangheta con “l’appoggio – rivela nei primi verbali – di quelli di Gioia Tauro”. Una “locale” di ‘ndrangheta che però non sarebbe stata riconosciuta dai clan vibonesi.
“La Locale ad Asti – racconta il neo-collaboratore di giustizia – non si è fatta perché erano contrari tutte quelle della provincia di Vibo Valentia. Questo perché mio fratello Domenico si era fatto battezzare a Gioia Tauro e non nella sua provincia a Vibo. In pratica aveva sconfinato facendosi affiliare a Gioia Tauro. Lui era divorziato dalla moglie e per questo non era ben visto dagli appartenenti ai locali della zona di Vibo”.