‘Ndrangheta: faide e summit per controllo appalti nel vibonese
Anni di faide ed estorsioni, cambi al vertice delle organizzazioni criminali, ma anche sequestri di persona e omicidi, passando per il controllo delle amministrazioni pubbliche. L'operazione “Light in the woods”, condotta dalla squadra Mobile di Catanzaro e coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro, ha permesso di fare piena luce sulla storia di mafia che ha caratterizzato le Pre Serre Vibonesi dal 1989 ad oggi, chiarendo una serie di delitti che negli anni avevano anche trovato soluzioni parziali. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere – scrive l’Agi -, emessa dal gip Tiziana Macrì, riguarda 30 persone, tutte accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, oltre che, a vario titolo, di omicidio, danneggiamento ed estorsione, reati in materia di armi ed esplosivi, turbativa dei pubblici incanti per gli appalti riferiti al Comune di Gerocarne. Tra gli arrestati, infatti, figura anche l'ex sindaco della cittadina in provincia di Vibo Valentia, Michele Altamura, 41 anni, nipote del presunto boss Antonio Altamura, 65 anni, già detenuto. Le indagini, che hanno coperto un lasso di tempo molto ampio, hanno permesso di ricostruire l'evoluzione della faida nata all'interno del locale di Gerocarne, che controllava anche i centri del comprensorio, con la guerra di mafia che ha interessato le famiglie Maiolo e Loielo, quindi l' ascesa di Bruno Emanuele.
Mettendo insieme le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, le intercettazioni telefoniche e ambientali, il lavoro immane portato avanti dalla squadra Mobile, è stato possibile scrivere "la storia del locale di Gerocarne - ha detto il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo - con continue scissioni all'interno, numerosi omicidi e collegamenti di rilievo con le cosche del Reggino e del Catanzarese". Come dimostrerebbe, tra l'altro, la partecipazione di Mico Oppedisano, storico boss del Reggino, a un funerale di un componente del locale di Gerocarne. Ma tra le carte sono finiti anche gli interessi malavitosi sui sequestri di persona degli anni Novanta. Tra questi, quello di Carlo Celadon, figlio di un noto imprenditore di Vicenza, avvenuto nel 1988, e di un altro imprenditore pugliese di Massafra. I rapporti tra le famiglie Maiolo e Loielo, ha spiegato il capo della Mobile, Rodolfo Ruperti, si sono incrinati quando i fratelli Vincenzo e Giovanni Loielo sono usciti dal carcere usufruendo di vari permessi, nel 1989, chiedendo di avere la loro parte nella gestione degli affari che prima era comune con i Maiolo. A quel punto, è scattato il primo tentato omicidio di uno dei fratelli, seguito dalla latitanza di entrambi. L'avvio della faida e' stata aggravata anche dagli interessamenti sempre crescenti di Bruno Emanuele, prima vicino ai Loielo, nel tentativo di guadagnare nuovi spazi. Fino al duplice omicidio dei fratelli Loielo, avvenuto ad aprile del 2002, per il quale lo scorso anno e' stato arrestato proprio Emanuele.
In mezzo alla faida, storie di estorsioni, appalti truccati, minacce e tanto altro. Come la bomba fatta esplodere sotto l'autovettura dell'allora sindaco di Arena, Giosuele Schinella, a gennaio 2009, reo di non avere concesso un'autorizzazione per l'apertura di una sala giochi ed a cui era interessata la cosca. Per il questore di Catanzaro Vincenzo Roca, "l'operazione e' sintomatica di quello che avviene sul territorio, con la nascita di una 'ndrina che cerca di farsi spazio e che poi entra in fibrillazione". Soddisfazione e' stata espressa, nel corso della conferenza stampa che si e' svolta stamani in Questura, dal procuratore generale, Santi Consolo, e dal procurato distrettuale, Vincenzo Antonio Lombardo, che si e' anche soffermato sul fatto che nelle carte dell'inchiesta "c'e' anche traccia di un meeting mafioso tenuto a Serra San Bruno". Per il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, "l'indagine trae origine nella storia della 'ndrangheta Vibonese, dando seguito ad altre operazioni che negli anni hanno permesso di fare piena luce su diversi omicidi di mafia".