8 marzo a teatro con l’opera “Teresa. Un pranzo in famiglia” la storia di una donna capoclan
Un ritorno molto atteso: Anna Maria De Luca e il Teatro del Carro-Pino Michienzi tornano a Catanzaro dopo un'assenza di sei lunghi anni e lo fanno in modo speciale, l'8 marzo. con uno spettacolo all'insegna della riflessione.
Nel giorno della festa della donna, al Cinema Teatro Comunale, alle 21, andrà in scena “Teresa. Un pranzo di famiglia”, scritto da Francesca Chirico, con la regia di Luca Michienzi.
Un ritratto, fra luci e ombre, di una madre criminale. Una storia difficile che affronta e cerca di descrivere l’animo di chi “mette in conto” la morte del figlio sapendo, forse, di esserne la causa. Protagonista dello spettacolo è Teresa, donna di ‘ndrangheta. Donne custodi delle tradizioni e dei codici della famiglia, pronte a guidarla quando gli uomini sono in galera, a crescere figli sani e forti, capaci di prendere il posto dei padri all’interno del clan, di imbracciare le armi, di sparare.Donne che non parlano: a che serve, quando devi chinare la testa e obbedire, senza porti domande?
Teresa sposa un uomo del clan, senza amarlo. Ogni giorno apparecchia la tavola anche per il marito che non c’è più, e per il figlio in carcere. Spinge la famiglia alla vendetta; finché un giorno, Angela, la figlia, decide di collaborare con la giustizia, rompendo la catena che li confina tutti nella stessa gabbia, mettendo Teresa di fronte a sé stessa e alle sue scelte. Angela sceglie di prendere la parola, e il suo posto nel mondo, in una terra “perennemente in cerca di voce e parole”.
“Un testo difficile – afferma Anna Maria De Luca - perché non è semplice entrare nella testa di un personaggio come quello di Teresa. A volte leggiamo di tante persone che appartengono ai clan, ce li immaginiamo lontani da noi. E poi, scopriamo che magari sono vicini di casa, che hanno una vita normale.”
“Franco Marzocchi – spiega Francesca Chirico, autrice di diversi reportage e scrittrice che si interessa da anni del rapporto tra donne e ‘ndrangheta,- mi ha chiesto di scrivere questo testo per Anna Maria De Luca. In questo caso, non ho raccontato quelle donne che si ribellano, che sono diventate testimoni di giustizia, che hanno fatto una scelta di libertà, ma quelle donne che restano in casa, che hanno introiettato quei valori mafiosi fino a diventarne depositarie, a gestire un potere enorme, sia sul piano simbolico che concreto. Teresa è una di queste. E ti fa comprendere quanto dolore e fatiche devono affrontare le altre, quelle che vogliono ribellarsi".