Violenta rapina in un minimarket, presi i presunti responsabili
Due persone finite in carcere ed un’altra sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse contestate sono, a vario titolo, di rapina aggravata in concorso, lesioni aggravate, simulazione di reato e favoreggiamento personale.
I provvedimenti, a firma del Gip di Palmi su richiesta della Procura locale, sono stati eseguiti dai carabinieri di Taurianova a carico di tre persone con precedenti: due 38enni, Girolamo Mario Mammone, di Rosarno, e Gianluca Petullà, di Polistena; e un 32enne di Cinquefrondi, Daniele Macrì.
A loro gli investigatori sono arrivato a conclusione di un’indagine iniziata dalla Stazione Carabinieri di Cinquefrondi dopo una violenta rapina ad un minimarket di generi alimentari del posto, commesso da due persone nell’agosto scorso.
I malviventi entrarono allora travisati coi passamontagna, aggredirono la titolare e rubarono circa 200 euro dalla cassa, per poi fuggire prima che arrivassero le forze dell’ordine.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Secondo gli inquirenti uno dei due sarebbe stato accompagnato sul luogo in moto dal presunto complico, facendo irruzione nel negozio all’orario di chiusura serale e, brandendo una pistola, minacciando la proprietaria per poi spintonarla violentemente a terra, riuscendo a prendere il denaro dal registratore di cassa.
Subito dopo avrebbe cercato di scappare con lo stesso mezzo con cui era arrivato, ma anche per l’intervento del marito della donna arrivata in soccorso, anch’egli percosso, i due caddero a terra e fuggirono a piedi nella campagna circostanza, abbandonando il veicolo sulla strada.
La titolare del market, per la violenza subita, si era fratturata parzialmente il bacino, mentre il marito era rimasto illeso.
Il motoveicolo ritrovato dai Carabinieri, intervenuti nel frattempo, era senza targa e coperto da vari adesivi, così da renderne più difficile l’individuazione.
Dal sequestro del mezzo è iniziata un’articolata indagine che ha oggi portato a ritenere che Mammone - risultato poi il proprietario della moto - fosse coinvolto nella rapina, nonostante il suo tentativo di precostituirsi un alibi attraverso vari accorgimenti, come denunciare falsamente a Rosarno il furto del mezzo, toglierne la targa, coprirlo di adesivi e non portare con se nemmeno telefoni cellulari; il tutto con la presunta complicità dell’amico e coetaneo Petullà. Tuttavia, visionando la videosorveglianza della zona, ma anche con perquisizioni domiciliari svolte nell’immediatezza e avendo sentito alcuni di testimoni, i militari di Cinquefrondi sostengono di esser riusciti a ricostruire gli eventi oltre che gli spostamenti dei due, ritenendoli appunto gli autori materiali della rapina.
Nell’indagine è rimasto coinvolto anche il terzo uomo, Macrì. Dai riscontri sarebbe emerso che sia stato lui, quella sera, ad avvisare telefonicamente Petullà che stavano arrivando i carabinieri, cercando di concordare anche una versione credibile da fornire per tutelare l’amico ed eludere le investigazioni.
Nonostante quindi un’attenta organizzazione della rapina e i vari accorgimenti utilizzati per non farsi acciuffare, l’indagine ha portato a raccogliere gravi e concordanti indizi a carico degli indagati.
A Mammone e Petullà, pertanto, vengono contestati in concorso la rapina, le lesioni personali e la simulazione di reato, e per questo si sono spalancate le porte del carcere di Arghillà. A carico di Macrì l’accusa invece è di favoreggiamento personale.