Omicidio a Crotone. Dalla lite alla pistola illegale: attimi di buio e la vittima a terra, arrestati nonno e nipote

Crotone Cronaca
Stefano d’Arca

Una chiamata al 113 avrebbe forse potuto evitare il dramma. Se n’è detto rammaricato anche il Questore di Crotone, Massimo Gambino, e gli ha fatto eco anche il capo della Mobile Nicola Lelario, durante la conferenza per spiegare i dettagli e i contorni di una notte di sangue, quella di ieri a Crotone, che ha squarciato e scosso oltre che il silenzio anche la tranquillità del centro cittadino del capoluogo pitagorico.

Stefano d’Arca, 54 anni, è la vittima dell’omicidio consumatosi sotto i portici della città. Colpito a morte da cinque di sette colpi di una pistola calibro 7.65 - si scoprirà poi detenuta illegalmente - spirerà nell’ospedale San Giovanni di Dio, dov’è stato trasportato dopo l’intervento sul posto della squadra Volanti (LEGGI).

Le prime informazioni prese dagli agenti parlano di alcuni diverbi iniziati in un noto locale della città, il “Bar Moka”, gestito da una famiglia conosciuta a Crotone, artigiani della pasticceria da decenni, rinomati e apprezzati.

Ne sarebbe nata una lite con la vittima forse in preda ai fumi dell’alcol e i dipendenti della struttura, il titolare e gli avventori, che cercheranno di dividere i contendenti: il figlio del proprietario, Giuseppe Cortese, appena 29 anni, e D’Arca appunto.

LA RICOSTRUZIONE DELLA NOTTE DI SANGUE

Si tenta dunque di portare il diverbio fuori dal locale, quando ad un certo punto accade l’imprevedibile. Saranno le immagini della videorveglianza di alcune negozi vicini a dare uno spaccato e a dettare i tempi.

Nelle riprese si vedrebbe infatti il giovane uscire e andare a piedi verso l’hotel del nonno - Francesco Pezziniti (77 anni), padre della mamma del 29enne - e che pochi istanti dopo riapparirebbe portandosi dietro un’arma.

Poi le sequenze sul luogo del delitto. La sua di presenza e quella del nonno. Alcuni attimi di buio e il tutto si riaccenderebbe con la vittima a terra e Pezziniti con la pistola in pugno.

Elementi ovviamente tutti ancora da chiarire e sviscerare meglio da parte degli inquirenti. Soprattutto il chi sia stato esattamente ad aver esploso i colpi mortali con la 7,65.

Sta di fatto che, per il momento, sono finiti in arresto per omicidio in concorso i due “attori” e principali indiziati della vicenda, Giuseppe Cortese e Francesco Pezziniti, appunto, con quest’ultimo per ora ritenuto essere il presunto sparatore.

Gli investigatori attendono infatti la prova dello stub (test che rileva le tracce di polvere da sparo) e che potrebbe meglio chiarire tutti i dettagli. Nonno e nipote sono al momento in Questura, dove già da stanotte sono stati a lungo interrogati: poi, per entrambi, si spalancheranno le porte del carcere.

La mobile, nell’immediatezza, ha anche eseguito delle perquisizioni ritrovando nella disponibilità di Pezziniti un’altra pistola, anche questa detenuta illegalmente.