‘Ndrangheta “clonata” in Svizzera: nove condanne e un’assoluzione
Nove condanne ed una assoluzione nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Helvetia che, nel 2014, inferse un duro colpo alle famiglie di ‘ndrangheta del vibonese che avrebbero clonato il “sistema” della criminalità calabrese anche all’estero, in particolare costituendo e facendo parte - secondo l’accusa - della cosiddetta “Società di Frauenfeld” (in Svizzera) dipendente dalla “Locale di Fabrizia” (LEGGI).
Nel dibattimento davanti ai magistrati del tribunale di Locri sono stati inflitti, in particolare, tredici anni di carcere a Brunello Nesci e Rocco Antonio Cirillo; dodici ciascuno, invece, a Cosimo La Porta e Angelo Rullo; 11 a Giovanni Manno; 10 rispettivamente a Sandro Iacopetta, Francesco Lombardo, Giovanni De Masi e Giulio Nesci. Unico ad uscire assolto dal processo è stato infine Cosimo Greco.
Le accuse contestate erano di associazione mafiosa aggravata dalla transnazionalità, in quanto il reato sarebbe stato commesso tanto in Italia quanto appunto nello stato elvetico, da cui il nome dell’operazione.
All’epoca del blitz gli inquirenti ritennero di aver scoperto, e per la prima volta in assoluto, i dettagli e le caratteristiche del contesto criminale svizzero, relativamente alla struttura di ‘ndrangheta presente da almeno quarant’anni nella città di Frauenfeld “con la piena e diretta rispondenza alla terra d’origine degli affiliati”, specificarono allora gli investigatori, riferendosi alla dipendenza di quest’ultima dal cosiddetto “Crimine di Polsi” e ai relativi collegamenti con la “Società di Rosarno” (nel reggino) ed, appunto, il “Locale di Fabrizia” (nel vibonese)”.
Una presenza di esponenti ‘ndranghetistici in Svizzera che d’altronde sarebbe emersa anche nel corso delle indagini che portarono ad un’altra operazione denominata “il Crimine” (LEGGI)”.