Siderno. Processo “Recupero”: scarcerato Muià, va ai domiciliari
È stato scarcerato oggi dal Tribunale di Sorveglianza di Messina - che ha accolto senza riserve l’istanza promossa dal difensore Cosimo Albanese, del Foro di Locri - Francesco Muià.
Il 79enne, indagato nell’ambito dell’operazione “Recupero” (LEGGI), era stato condannato nel 2016 dalla Corte di appello di Reggio Calabria a 24 anni e 7 mesi di reclusione per essere stato riconosciuto membro di un’associazione mafiosa.
Secondo l’accusa sarebbe stato deputato alla cura degli interessi della ‘ndrangheta sull’intera costa ionica e promotore ed organizzatore di un ingente traffico internazionale di stupefacenti.
L’Organo giudiziario, fondando la sua decisione sulle deduzioni svolte dall’avvocato Albanese, puntualmente corroborate da approfondite consulenze mediche di parte, ha ritenuto che le condizioni di salute di Muià fossero assolutamente incompatibili col regime penitenziario, disponendo, pertanto, la sottoposizione del detenuto ai domiciliari.
L’uomo deve ancora scontare circa 16 anni di reclusione, pena oramai definitiva, e la battaglia per la sua scarcerazione, date le sue gravissime condizioni di salute che secondo il suo legale “dipingono un quadro generale alquanto allarmante”, andava avanti oramai da alcuni anni.
“Oggi - spiega infatti l’avvocato Albanese - la decisione del Tribunale di Sorveglianza del capoluogo siciliani di concedere, con la detenzione domiciliare, ad un detenuto ottantenne e privo oramai di alcun tipo di pericolosità sociale, la possibilità di ricevere le giuste cure e vivere serenamente la fase conclusiva della propria vita”.
Secondo il penalista calabrese, “La scarcerazione di Muià è il frutto di un costante e duro lavoro finalizzato alla piena tutela del diritto alla salute della persona privata della libertà personale. Finalmente Muià torna al calore e alle cure della propria famiglia. Oggi è stata scritta una pagina importante sul tema dei diritti dei detenuti e, in particolare, sul sacrosanto diritto alla salute”.