Luce su un agguato di 16 anni fa: in manette quattro esponenti dei Mancuso
Quatto presunti esponenti di vertice della potente cosca dei Mancuso di Limbadi, nel vibonese, sono finiti in arresto nel corso di un’operazione, denominata "Errore Fatale", condotta dalla squadra mobile del capoluogo calabrese e dalla Sco, il Servizio Centrale Operativo.
Tra i destinatari figurano Giuseppe Antonio Accorinti, di Zungri, presunto boss del Poro; Domenico Polito, originario di Paradisoni di Briatico ma residente a Tropea e ritenuto il braccio destro del boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”; Antonio Prenesti di Nicotera (arrestato a Milano) e Cosmo Mancuso, già in carcere nell’ambito di altri procedimenti penali.
Le indagini che hanno portato al blitz di stamani, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e supportate anche dalle dichiarazioni rese da dei collaboratori di giustizia, farebbero luce sui responsabili del tentato omicidio di Francesco Mancuso (detto “Tabacco”) e dell’assassinio di Raffaele Fiamingo, fatti di sangue avvenuti nei primi di luglio del 2003.
Entrambi furono vittima di un agguato: Fiamingo, allora 44enne, originario di Rombiolo ma che da tempo risiedeva nel milanese, a Poro, considerato un “luogotenente” dei Mancuso, fu ucciso alle 4 del mattino del 10 luglio di quell’anno a pochi metri dalla caserma dei carabinieri di Spilinga e con una quindicina di colpi esplosi da due pistole, una calibro 7,65 ed una calibro 9.
Mentre il suo corpo veniva portato in obitorio, al Pronto soccorso dello Iazzolino quella mattina si presentò poche ore dopo (intorno alle 10.30), ed accompagnato in auto dal figlio, anche un secondo soggetto ritenuto di “calibro” nel panorama criminale locale, Francesco Mancuso, attinto da colpi d’arma alla spalla, al torace e al ginocchio. Agli investigatori sostenne di essere stato ferito nelle campagne di San Calogero, tra Nicotera Marina e Limbadi.
LA TESI degli inquirenti è che quell’omicidio e tentato omicidio possa essere maturato per dei contrasti nella gestione delle attività criminali tra i membri della fazione capeggiata da Ciccio Mancuso, detto “Tabacco”, del clan Mancuso, e quella al cui vertice vi sarebbe stato allora Cosmo Mancuso, detto “Michele”.
Una cinquantina gli uomini della polizia impegnati dalle prime ore dell’alba negli arresti e nelle perquisizioni in corso non solo a Vibo Valentia ma anche a Milano e Prato.