Omicidio di 16 anni fa, Cassazione annulla arresti per boss e presunto esecutore
Vacilla la ricostruzione degli inquirenti sull’agguato che 16 anni fa, era il 9 luglio del lontano 2003, costò la vita a Raffaele Fiamingo, detto “Lele il vichingo”, e attentò a quella del presunto boss Francesco Mancuso, detto “Tabacco”.
Per quel fatto, nell’aprile scorso, finirono in arresto quattro persone tra cui il presunto boss del Poro, il 60enne Antonio Accorinti, e Antonio Prenesti, 53enne di Nicotera che fu fermato a Milano (QUI).
Proprio per loro (difesi rispettivamente dagli avvocati Giuseppe Bagnato, Francesco Sabatino, e Salvatore Staiano) la Cassazione ha annullato con rinvio le ordinanze di custodia cautelare emesse circa sei mesi fa nell’ambito dell’operazione denominata convenzionalmente “Errore Fatale” (QUI).
Per entrambe il Tribunale del riesame aveva confermato il provvedimento restrittivo, decisione a cui avevano proposto appello in Cassazione i loro legali, ricordo che è stato dunque accolto dalla Suprema Corte che ha annullato il provvedimento e disposto un nuovo giudizio.
La discussione si è tenuta svoltasi davanti alla Prima Sezione Penale, in cui il legale di Accorinti, Bagnato, ha indirizzato il suo “intervento” su problemi di inutilizzabilità delle intercettazioni, sulla mancata convergenza delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e su dei problemi tecnici di motivazione relativi alla carenza contraddittorietà ed apparenza della stessa.
I legali degli indagati, in pratica, hanno puntato a evidenziare la “genericità delle dichiarazioni dei collaboratori” e la “mancanza di convergenza rispetto ad una condotta specifica attribuibile al ricorrente”.
Accorinti e Prenesti rimangono comunque detenuti in attesa della decisione del Riesame, che avverrà dopo il deposito delle motivazioni della Cassazione.