Tac e risonanze pagate due volte dall’Asp, clinica incassa 4mln: per la Gdf è una truffa

Reggio Calabria Cronaca

Falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato: in base a queste accuse la Guardia di Finanza di Reggio Calabria - sotto il coordinamento della Procura locale - ha apposto i sigilli a disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore complessivo di poco più di 4 milioni di euro e a carico del rappresentante legale di una clinica privata di Siderno.

Il provvedimento– richiesto dall’Aggiunto Dominijanni e dal Sostituto Marika Mastrapasqua – arriva al termine di alcune indagini eseguite dalle fiamme gialle e che avrebbero scoperto una duplicazione di pagamenti, per oltre 4 milioni, erogati dall’Azienda Sanitaria Provinciale ad uno studio radiologico privato che fornisce prestazioni diagnostiche (TAC, Risonanza e Raggi X) e convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale.

Gli investigatori si sono concentrati, in particolare, su un accordo transattivo concluso nel 2015 tra l’Ente Pubblico ed il fornitore, con il quale era stato disposto il pagamento, a quest’ultimo, di quasi 8 milioni di euro: di cui 5,8 per sorte capitale, altri 2 per interessi di mora, e circa 98 mila euro per spese legali, contributi unificati e spese di registrazione. La transazione si riferiva a dei crediti pregressi, vantati presuntivamente dallo studio radiologico perché non ancora riscossi.

A fronte di questo credito sarebbero state così presentate numerose fatture, asseritamente non pagate, e su ciascuna delle quali i militari hanno effettuato dei dovuti riscontri.

QUEI CREDITI CEDUTI AL FACTORING

In pratica, sono stati analizzati dettagliatamente tutti i documenti contabili verificando, sulla base di quanto acquisito sia presso gli uffici competenti dell’Asp che dal privato, se gli stessi fossero stati esibiti in altre procedure di pagamento.

Si sarebbe scoperto, pertanto, che quota parte del credito attestato nell’atto transattivo del 2015 in realtà ed in precedenza era già stato ceduto a una società di factoring tramite 31 contratti (tra atti pubblici e scritture private) siglati tra il 2005 e il 2015.

Sempre la stessa somma, poi, sarebbe stata reclamata con numerosi decreti ingiuntivi presentati contro l’Asp reggina dalla clinica a partire dal 2004, ed oggetto di diverse sentenze di condanna al pagamento emesse tra il 2013 e il 2014 dal tribunale del capoluogo.

Alla luce di tutto ciò, e soprattutto dopo oltre due anni di accertamenti contabili, i finanzieri ritengono oggi di trovarsi davanti ad un doppio pagamento che sarebbe stato effettuato dall’Ente sanitario alla società.

Fatture, insomma, identiche e già liquidate in precedenza, per un totale di circa 4 milioni, di cui quasi 3 di sorte capitale, a cui si aggiunge un altro milione a titolo di interessi.

Per gli investigatori, i crediti - sebbene già estinti perché riscossi nel corso del tempo (come accennato tramite il “factoring” o le procedure esecutive) sarebbero stati, viceversa, utilizzati di nuovo dallo studio radiologico per ottenerne per una seconda volta il relativo pagamento.

L’ACCORDO TRANSATTIVO E LE FALSE DICHIARAZIONI

La tesi, poi, è che la presunta truffa sia stata messa in atto, e tra l’altro, tramite una serie di dichiarazioni false prodotte dal rappresentante legale dello studio privato all’atto della stipula, alla fine di febbraio 2015, della transazione da otto milioni di euro.

I militari sostengono che lo stesso avrebbe attestato di non aver mai ricevuto le somme, neanche parzialmente, portate dai procedimenti soggetti alla transazione; inoltre avrebbe precisato che le stesse non sarebbero nemmeno mai state oggetto né di cessioni di credito né di assegnazione presso istituti di credito.

I finanzieri evidenziano anche come tutto ciò sia avvenuto nella “completa assenza dei dovuti controlli e riscontri contabili aziendali” che avrebbe dovuto svolgere l’Ente pubblico.

A conclusione delle indagini, la Procura di Reggio Calabria ha così un avviso di garanzia contestando la falsità ideologica aggravata commessa dal privato in atto pubblico; la truffa aggravata ai danni dello Stato e relativo illecito amministrativo

Ad essere colpito dal provvedimento non solo il rappresentante legale e dello studio radiologico ma anche dodici persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di “Rapporto di causalità”, “Errore determinato dall’altrui inganno”, Concorso di persone nel reato”, “Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”.

INDAGATE 12 PERSONE TRA ADVISOR E FUNZIONARI ASP

Tra gli indagati figurano anche il referente dell’Advisor contabile (ovvero la società incaricata dal 2009 della ricognizione dei debiti pregressi del comparto sanitario calabrese), così come funzionari Asp componenti del gruppo di lavoro costituito appositamente per la gestione dei ritardi nei pagamenti dei debiti dell’Azienda fino al 2012, oltre ai i responsabili protempore dei competenti Uffici dell’Asp.

Per gli inquirenti quest’ultimi non avrebbero eseguito i controlli di competenza dei loro uffici e così facendo non rilevando che le somme della transazione fossero in realtà già state incassate.

Inoltre, secondo l’accusa, avrebbero compiuto “atti diretti in modo non equivocoinducendo in errore il Direttore Generale protempore dell’ASP”, sulla fondatezza del credito vantato dall’istituto privato.

IL CASO DI “VILLA AURORA”

Il risultato di oggi segue quello ottenuto nel giugno del 2018, quando sempre la Guardia di Finanza reggina, aveva eseguito sette misure cautelari nei confronti di altrettante persone, e un sequestro preventivo di beni per circa 12 milioni di euro, con l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, all’autoriciclaggio ed all’omesso versamento di ritenute, contestate ai presunti responsabili, a vario titolo, del dissesto della casa di cura Villa Aurora, una nota clinica della zona (LEGGI).

Anche in quell’occasione erano stati approfonditi i rapporti commerciali tra la società privata e l’Asp provinciale, facendo emergere un altro doppio pagamento da parte dell’Ente Pubblico, per 6 milioni, di crediti vantati dalla clinica nei confronti dell’Azienda, e poi invece già riscossi in via ordinaria e, una seconda volta, a seguito delle procedure esecutive azionate sugli stessi.