Operazione “Boreale”, in manette gli ex amministratori “Villa Aurora”. Sequestro da 12 milioni
Sei arresti per 7 indagati. Tre in carcere, tre ai domiciliari e un obbligo di dimora sono stati eseguiti questa mattina dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria - con il coordinamento della Procura della Repubblica diretta da Giovanni Bombardieri - nei confronti di altrettante persone accusate del dissesto della casa di cura “Villa Aurora”.
I sette sono inoltre indagati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e omesso versamento di ritenute. Nello stesso contesto il gip ha emesso un decreto di sequestro di 12 milioni di euro.
Il provvedimento rappresenta l’epilogo di articolate indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza dello stretto, con il coordinamento dell’Aggiunto Gerardo Dominijanni e la direzione del Sostituto Massimo Baraldo, in relazione alle vicende che hanno riguardato la casa di cura.
LE INDAGINI
Le indagini avrebbero messo in luce dei gravi indizi sui reati di false comunicazioni sociali, truffa aggravata e appropriazione indebita aggravata, contestati ai diversi soci ed amministratori di Villa Aurora che, nel corso del tempo, si sono succeduti nella gestione e nell’amministrazione della struttura.
Secondo gli inquirenti alla base dell’acquisizione del pacchetto azionario della società, ci sarebbe stato il fine di depauperare il patrimonio della clinica.
Le investigazione hanno quindi approfondito la natura e le eventuali responsabilità connesse ai vari episodi di presunta distrazione.
Dopo le indagini tecniche e l’approfondita analisi della documentazione contabile e bancaria, gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di bancarotta fraudolenta ed autoriciclaggio.
Sarebbe stato infatti dimostrato che le somme prelevate indebitamente e distratte dalle casse di “Villa Aurora”, sfruttando il meccanismo dei finanziamenti infragruppo, (come il fatto che la clinica fosse stata acquisita dalla “Gruppo Sant’Alessandro Spa”, con la funzione di “capogruppo” in relazione a svariati ulteriori soggetti giuridici), sarebbero state, in parte, impiegate in altre attività economiche riconducibili agli stessi indagati: da qui l’accusa di autoriciclaggio.
Gli indagati avrebbero dunque provocato il depauperamento del patrimonio della clinica, così da causarne il dissesto e, di conseguenza, l’ammissione della società “Villa Aurora S.r.l.”, con decreto del Tribunale del 10 aprile scorso, alla procedura di concordato preventivo.
La tesi è che le somme depredate sarebbero state utilizzate in modo del tutto anomalo, ossia per l’acquisto di testate giornalistiche da parte della capogruppo, la costituzione di pegni per aperture di linee di credito in favore di persone fisiche, l’acquisto di quote di ulteriori società, l’affidamento di incarichi professionali privi di giustificazioni.
Scopo sarebbe stato quello di rimpinguare le casse di altre società nella disponibilità dei presunti responsabili e, addirittura, pagare il prezzo di vendita delle quote della stessa “Villa Aurora” agli ex soci.
In parallelo, analizzando le risultanze emerse anche sotto profili di rilevanza fiscale è stato rilevato, a carico degli amministratori protempore, l’omissione “sistematica” del versamento delle somme dovute a titolo di sostituto di imposta per gli anni dal 2012 al 2015; questa omissione è stata quantificata in via definitiva con un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate di Reggio Calabria in oltre 2,1 milioni di euro.
GLI INDAGATI
Conclusivamente, con l'Ordinanza sono state disposte, nelle province di Reggio Calabria, Frosinone, Perugia e Catanzaro le seguenti misure cautelari personali in carcere: Giorgio Rea, 40enne, nato a Sora; Pietro Domenico Mangiapelo, 50enne nato in Venenzuela; A.C., 35enne, nato a Roma.
Ai domiciliari: Patrizia Ferri, 40enne, nata a Sora; Francesco Margiotta, 35enne, nato a Catanzaro; Marco Petricca, 35enne, nato a Sora.
Obbligo di dimora nel Comune di residenza per Giuseppe Musto, 35enne, nato a Napoli.
I PROVVEDIMENTI
Sono state disposte poi le seguenti misure cautelari reali: sequestro preventivo della quota del 95% del capitale sociale della società “Villa Aurora S.r.l.” comprensivo dell’immobile sede della casa di cura, nonché di attrezzature presenti all’interno dell’immobile, di conti correnti e veicoli intestati alla società;
Inoltre, di somme di denaro, conti correnti bancari, libretti di risparmio, titoli, azioni, fondi e strumenti d’investimento, beni mobili registrati, beni immobili e ogni altra utilità nella disponibilità degli indagati - finalizzato alla confisca, anche per equivalente, in relazione ai reati di autoriciclaggio, per un importo complessivo di poco più di un milione di euro.
Infine, di somme di denaro, conti correnti bancari, libretti di risparmio, titoli, azioni, fondi e strumenti d’investimento, beni mobili registrati, beni immobili e ogni altra utilità nella disponibilità degli indagati - finalizzato alla confisca, anche per equivalente, in relazione ai reati di omesso versamento di ritenute, per un importo complessivo di oltre 2,1 milioni.
Il tutto per un totale pari a circa 12 milioni di euro.