19 luglio: Libera non dimentica Borsellino e chiede verità sulla sorte di Maria Chindamo e Francesco Vangeli
“Il 19 luglio è una data che non possiamo permetterci di dimenticare perché è il giorno in cui morirono Paolo Borsellino, Emanuela Aloi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Eddie Cosina e Claudio Traina. Il giorno di una estate calda che segnò per sempre la storia del nostro Paese. Uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita per restituire dignità ad un paese distrutto e venduto al miglior offerente, fedeli alla verità e alla giustizia, sognatori coscienziosi di una terra libera e giusta”. È quanto riporta in una nota il Coordinamento Libera Vibo Valentia.
“Il loro ricordo non può essere effimera retorica della memoria e vuota commemorazione – aggiunge il Coordinamento attivo contro le mafie - ma monito per le nostre coscienze e faro per le nostre azioni. Dietro ognuno di quei nomi ci sono storie, sogni, speranze e idee, ci sono affetti e relazioni che la violenza bruta dell’uomo ha deciso di recidere in un solo momento. Una consapevolezza dalla quale deve derivare per noi tutti il compito di andare oltre la superficialità di un giorno, provare a rapportarci davvero con quelle storie e con quei vissuti, nell’equilibrio complesso tra “il litorale della distanza e il fiordo dell’intimità” come dice Franco Arminio; forse è solo grazie a questi due prismi di osservazione che possiamo davvero essere predicatori di memoria, una memoria che prima di essere narrata è essa stessa che narra al nostro io più profondo.”
In questo 19 luglio Libera non dimentica le vittime della sua terra: “Proprio, oggi, nel ricordo vivo e consapevole delle vittime innocenti di quella strage vogliamo esprimere tutta la nostra gratitudine e vicinanza a quei servitori dello Stato, uomini e donne delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, per il loro straordinario ed encomiabile lavoro, silenzioso e costante, portato avanti in un territorio di certo non facile, come quello vibonese, in cui si intrecciano codici e sangue, mafiosità e mafia, silenzi e paura, in un pezzo di sud in cui la lotta per la libertà è quanto di più attuale possa esserci. Un’azione investigativa continua, nonostante le varie carenze di uomini, mezzi e strutture, che ha permesso di sferrare duri colpi alla ‘ndrangheta con gli arresti della scorsa settimana relativi ai casi di Maria Chindamo, imprenditrice scomparsa tre anni fa a Limbadi,(LEGGI) e Francesco Vangeli, giovane di Filadari fatto sparire nell’ottobre scorso, ed il fermo di ieri ai danni di Antonio Mancuso, esponente di spicco dell’omonimo clan.(LEGGI)”
“Luoghi, i nostri,- scrive Libera - che ci restituiscono l’immagine di una ‘ndrangheta che uccide, con brutalità inumana e violenza inaudita, ed intimidisce per controllare il territorio e chi lo abita soffocando sogni e speranze, ma anche l’immagine di un anelito di vita, di giustizia e di una lotta civile per la libertà che mai nessun potere violento e occulto potrà spezzare. Una lotta alla mafia che come disse Paolo Borsellino, in occasione della commemorazione di Giovanni Falcone, non deve essere soltanto “una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le future generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Un profumo di libertà – continua -che deve essere alimentato dal coraggio di denunciare, uscendo dal guscio fatto di paura, nichilismo e rassegnazione che per troppo tempo ci ha immobilizzato, e diventare ciascuno di noi parte di quel cambiamento che auspichiamo.
Il Coordinamento Libera Vibo Valentia conclude: “E’ giunto il momento di rompere e frantumare il muro di omertà e taciti consensi, ed è per questo che ci appelliamo alle coscienze di chi sa, ha visto o sentito qualcosa e non parla.
Un appello, anzitutto, rivolto a chi ha le mani e la coscienza sporca di sangue, affinché possa fornire elementi utili per il ritrovamento dei corpi di Maria Chindamo e Francesco Vangeli in modo da consentirne una degna sepoltura e far avere ai loro familiari una tomba dove poter piangere, pregare o semplicemente portare un fiore. “