Le “fabbriche” della marijuana che “infestavano” la Locride: colpiti i coltivatori intensivi

Reggio Calabria Cronaca

Dodici persone raggiunte da altrettante misure cautelari: per ora solo nove quelli rintracciati, di cui due finiti in carcere, quattro ai domiciliari e tre sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia. Altri tre, invece, sono quelli al momento irreperibili e dunque ricercati.

Questo il bilancio dell’operazione Santavenere, scattata stamani ed eseguita, tra San Luca e Benestare, dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dai CacciatoriCalabria”.

Al blitz si è arrivati al termine di un’articolata attività investigativa condotta dai militari di Bianco, con il supporto operativo dello Squadrone Cacciatori e sotto il coordinamento del Sostituto Rosanna Sgueglia, della Procura di Locri.

Gli inquirenti ritengono infatti di poter dimostrare l’operatività di un gruppo criminale sanluchese che si sarebbe occupato della coltivazione intensiva di marijuana.

Avviata nel luglio 2017, l’indagine – che prende il nome dalla località in cui è stata individuata la prima coltivazione - ha permesso, nel corso del tempo di scovare numerose piantagioni di cannabis indica, in particolare ed appunto a Santavenere (la scoperta risale al luglio 2017), ma anche a Carrosello (nel luglio dello stesso anno), Ciliti (nell’agosto 2018), Guardia (nel settembre 2018), Napurdà (nel settembre 2018), D’Ustra (nel settembre 2018), Jentile (nell’ottobre 2018, in questo caso erano due le piantagioni).

Scoperte che nel complesso avevano portato al sequestro di oltre 1.500 piante e 67 kg di marijuana - pari a circa 534 mila dosi - dal valore commerciale di svariati milioni di euro, considerato che la quasi totalità delle piante e dello stupefacente presentava un elevato principio attivo, come è poi risultato dagli accertamenti eseguiti dal RIS di Messina.

I “LEGAMI” COI BOVICIANI DI SAN LUCA

Con lunghi appostamenti e riprese video sulla prima piantagione individuata è stato possibile identificare i primi due coltivatori ed un’ulteriore piantagione, realizzata in una località vicina; altri accertamenti, ma anche rastrellamenti e riprese aeree in zone aspromontane hanno poi portato ad smascherare gli altri indagati, tra i quali diversi soggetti vicini, per vincoli di parentela, alla cosca dei Giorgi, detti “Boviciani”, di San Luca, ottenendo così l’emissione dei nove decreti di ritardato arresto, necessari per non pregiudicare le complesse indagini in corso.

Come recentemente riscontrato in simili attività - su tutte l’Operazione “Selfie(QUI) - anche in questo caso gli indagati hanno spesso installato delle foto-trappole per controllare le loro piantagioni, escogitando ogni possibile accorgimento per complicare la loro identificazione, compreso l’indossare dei passamontagna per non farsi riconoscere (LEGGI).

È stata accertata anche la disponibilità di armi, in particolare di un fucile da caccia modificato e perfettamente funzionante, portato da alcuni degli indagati in una delle piantagioni per essere provato; mentre nelle aree circostanti sono stati ritrovati altri tre fucili, sempre da caccia, e 151 munizioni di vario calibro, sequestrati a carico di ignoti.

Nel corso delle perquisizioni, nell’abitazione di uno dei coinvolti, poi, sono stati scoperti tre involucri di marijuana per un totale di circa 700 grammi.

GLI INDAGATI

Gli indagati (tutti sanluchesi e solo uno di Benestare) devono rispondere, a vario titolo, dei reati di produzione e traffico illecito in concorso di ingenti quantitativi di stupefacenti e di detenzione e porto illegale in concorso di armi comuni da sparo

In carcere sono così finiti Antonio Pizzata, 27 anni, e Domenico Scipione, 32 anni. Ai domiciliari, invece, Roberto Bonaparte, 26 anni; Francesco Giorgi, 33 anni; Michele Giorgi, 20 anni; e Ferdinando Varacalli 32enne di Benestare.

Sottoposti all’obbligo di presentazione, infine, Domenico Costanzo, 46 anni; Stefano Giampaolo, 28 anni e Antonio Pelle, 50 anni.