Droga. La Calabria come la Colombia, chiuse le indagini dell’operazione Selfie
La Procura di Reggio Calabria ha chiuso le indagini per l’Operazione Selfie (QUI), l’inchiesta che il 31 maggio scorso fece scattare le manette per 27 persone (un’altra fu sottoposto ad un obbligo di presentazione) accusate di aver messo in piedi in Aspromonte una vera e propria filiera per la produzione di marijuana poi fatta arrivare dalla Calabria nelle piazze di spaccio anche di Roma e della zona pontina laziale (QUI).
A questo punto la trentina di indagati coinvolti - molti dei quali originari di San Luca e legati da vincoli di parentela - hanno la possibilità di farsi interrogare nel termine di venti giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione indagine, oppure di presentare le proprie memorie difensive, dopodiché la parola passerà alla Procura.
L’operazione era stata eseguita dai carabinieri della città dello Stretto e scattò non solo nel capoluogo calabrese ma anche a Roma, Latina e finanche ad Eisenach, in Germania.
Secondo gli investigatori si sarebbe fatta luce sull’esistenza di un gruppo criminale, composto da almeno 14 degli arrestati di allori, che si sarebbero occupati tanto della produzione che del trasferimento e commercializzazione della marijuana.
L’inchiesta fu chiamata “Selfie” poiché gli indagati furono identificati all’inizio grazie alle immagini registrate da alcune foto-trappole che loro stessi avevano installato per presidiare le piantagioni di droga.