Ritorna in carcere il boss Paviglianiti. È accusato di associazione a delinquere e traffico di droga
Finisce nuovamente in carcere Domenico Paviglianiti, ritenuto esponente di spicco dell’omonima cosca già influente sulla zona di San Lorenzo e Melito Porto Salvo e con ramificazioni al Nord Italia, in particolare in Lombardia.
L’uomo, che era detenuto nel penitenziario di Novara, lo scorso martedì è stato liberato, dopo aver espiato completamente la pena inflitta poiché detenuto ininterrottamente dal 1996 (data in cui era stato arrestato in Spagna ed estradato in Italia nel 1999).
Tuttavia, il giorno dopo i Carabinieri, che lo hanno monitorato fin dal momento della sua scarcerazione, giovedì lo hanno localizzato e arrestato a Novara. Alla base del fermo la tempestiva segnalazione della Procura Generale di Reggio Calabria, diretta da Bernardo Petralia, che ha segnalato a quella di Bologna la possibilità di emettere un nuovo provvedimento di carcerazione poiché, nonostante Paviglianiti fosse in carcere a seguito di un cumulo di pene, con una sentenza del 2005 la Corte d’Appello della città dello Stretto si era pronunciata condannandolo per gravi reati, e in particolare per associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di droga, compiuti in epoca successiva alla materiale consegna a seguito di estradizione, risalente al 1996.
Si trattava dell’operazione “Sim Card”, eseguita dai carabinieri del Ros nel luglio 2001. Con il blitz in questione i militari hanno smantellato un’organizzazione di narcotrafficanti facente capo alle famiglie di ‘ndrangheta dei “Paviglianiti” di San Lorenzo e dei “Pangallo” di Africo.
L’indagine ha poi accertato che i “Paviglianiti” trafficavano in armi e stupefacenti avvalendosi della collaborazione di Santo Maisano, latitante e braccio destro di Domenico Paviglianiti, riconosciuto come capo della consorteria e al tempo detenuto e già estradato dalla Spagna.